La ricostruzione della vicenda delle sceneggiature del film Daniele Cortis (1947), il terzo della trilogia fogazzariana di Mario Soldati, somiglia più alle intricate trame di un giallo che a quelle di un pur elaborato percorso filologico.
Un film introvabile, visibile solo su riversamenti digitali rintracciati fortunosamente, ma deteriorati, incompleti e di scarsa qualità; sceneggiature introvabili dove dovrebbero essere conservate, magari anche per legge; documenti dispersi o segretati. E quando, quasi per caso, finalmente si rintraccia una copia della sceneggiatura, ovviamente non è quella “definitiva”, come invece gli autori avevano indicato sulla loro versione. Riparte la caccia, ma le nebbie che avvolgono gran parte degli archivi italiani invece di diradarsi si fanno più dense. Solo la pazienza e la tenacia di un piccolo drappello di volonterosi ricercatori, alla fine di questo labirintico percorso dentro la fabbrica di un film perduto, è comunque riuscita a chiarire la storia produttiva e di scrittura del Daniele Cortis, un film significativo non solo sul piano artistico ma importante per la ricostruzione della storia del cinema italiano dell’immediato dopoguerra.
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