POST OFFICE – Chinaski per un giorno
28 aprile 2014
Miei cari “autori fogazzariani”,
anche quest’anno il “Premio” come è iniziato, così é finito.
Con titoli a cascata, a refresh settimanale, e il “Post office” jolly, da scribacchiare.
Mica male! Quanto avete creato!
Bravi Voi! Buon per noi!
Ce n’è da leggerne di tutti i colori, sapori e dissapori.
Prima che mi scappiate, sto organizzando il seratone.
Al solito posto, a Tremezzo, su quella sponda del Lago di Como, in una sera di mezza estate. Tra amici.
Da soli o in compagnia, mi raccomando, non mancate!
L’invito è per autori e accompagnatori.
Presenzieranno giurati onorati, l’organizzazione, una jazz band che ce le suonerà a meraviglia.
Sarà una serata memorabile. Vi aspetto!
Mentre la giuria avrà da lavorare, preparerò i premi da aggiudicare.
Sarà un bel match letterario proferire la sentenza finale!
Domattina andrò all’ufficio postale a spedire questo invito, che sia formale. Perché parto con così largo anticipo?
Considerati i tempi postali…
A voi, che mi rivitalizzate ogni anno rendendomi immortale…
… grazie! A presto!
Vostro affezionatissimo,
Antonio Fogazzaro
Marina Paolucci
Ho buttato via gli anni della vita collezionando fallimenti, e mi ritrovo a confessare i peccati ai compagni di sbronze. L’alcool è musica che riscalda gli organi, ma assopisce il cervello, così, visto che non mi assumono nemmeno come factotum, ho deciso di riprovarci con la rapina all’ufficio postale. Stavolta ho aspettato che finisse la fila e, rimasto solo con l’impiegata, ho esclamato:
– Ehi, bimba, dammi gli “euri”, che devo scommettere sui cavalli!
Mi ha squadrato dalla testa ai piedi ed è scoppiata a ridere:
– Cosa vuoi scommettere! Sarebbe più probabile che i cavalli scommettessero su te, bischero! I soldi sono nella cassaforte, chiusa e temporizzata. Non potrei darteli nemmeno se volessi. Spegni la luce e aspettami fuori – ha concluso, mentre stavo per dirle che non c’era proprio nulla da ridere.
Perplesso, ho ubbidito per vedere dove volesse andare a parare. Siamo andati a casa sua. Dopo l’amplesso, ha acceso una sigaretta e mi ha chiesto a bruciapelo:
– E così, vuoi fare lo scrittore?
Questa è più matta di me… e non porta nemmeno le mutande!
Anna Rita Foschini
Vivo tra l’ufficio postale in cui lavoro e il piccolo appartamento buio, l’unico che posso permettermi con il mio stipendio. La mia famiglia è la gente del paese e vivo le mie emozioni attraverso di loro. Mi intristisco per Maria che fa la fame per mandare un po’ di soldi al figlio tossicodipendente, per Giovanni che ha perso la moglie. Mi rallegro per Carlo che ha vinto mille euro col gratta evinci che gli ho venduto. Conosco anche i loro piccoli segreti, le lettere che arrivano in fermoposta a Gianna perché non le veda il marito, conti correnti che si riempiono e si svuotano, storie di migranti che spediscono pochi soldi a casa. Oggi sarà una giornata dolorosa, è arrivato un telegramma per i signori Rossi. Posso immaginare cosa dice, il loro figlio soldato non tornerà dalla missione. Per fortuna non sarò io a consegnarlo. Arriva Gina, mi detta un telegramma. E’ innamorata e orgogliosa del suo ragazzo che ha finalmente trovato un lavoro. E’ un piccolo ufficio ma è tutto il mio mondo. Non mi sento mai sola.
Maluna Viola
- C’è niente per me?- Stessa domanda come tutti i giorni. Era ormai un mese che mi recavo all’Ufficio Postale a chiedere se c’era posta per me. All’inizio Bianca, l’impiegata, rispondeva di no normalmente, anzi direi anche gentilmente, ma ultimamente avevo notato che non distoglieva nemmeno lo sguardo dalle sue carte. – Chi se ne frega, brutta stronza! Sei ben pagata per questo!- Sfogavo il mio disappunto per il mancato arrivo della posta contro di lei, neanche fosse sua la colpa. Stamattina recandomi come al solito alla Posta, ho visto un capannello di gente fuori del portoncino e …-Avete sentito? Bianca è morta. Dicono sia stato un incidente!-
Annamaria Vernuccio
L’UBRIACONE in fila, all’ennesimo numero, urlò: “Ambo!”.
Vista l’insistenza nel reclamare il Premio, alcune DONNE presenti fecero una colletta.
Il Vincitore si aggiudicò una CENA A SBAFO.
Durante il pasto l’Uomo credette di non esser solo; urlò: “Ah! QUANDO ERAVAMO GIOVANI! Ricordate IL PRIMO BICCHIERE DI VINO? COME SEMPRE E’ IL MIGLIORE!”
Gli avventori del ristorante tesero l’orecchio sicuri che avrebbero ascoltato delle sconcertanti CONFESSIONI DI UN CODARDO.
Le Speranze divennero presto vane perché l’Uomo si limitò a profferire frasi disconnesse.
Quel “pagliaccio improvvisato” parlò di una NOTTE IMBECILLE trascorsa a bere e fumare; rivolgendosi, poi, a una Signorina avvenente disse: ” Lo sai che SCRIVO POESIE PER PORTARMI A LETTO LE RAGAZZE?”
Per sua enorme sfortuna la Signorina si accompagnava a un baldo Giovanotto.
La cena gentilmente offerta prese una bruttissima piega.
L’energumeno afferrò l’ubriaco per la gola; Quello non fece cenno di difendersi ed, anzi, disse sorridendo: “SHAKESPEARE NON L’AVREBBE MAI FATTO!”
Il Tizio, alla battuta, si imbestialì; stritolò il poveretto.
Liquidarono il caso parlando di “legittima difesa”.
L’assassino impunito fece salvo il suo Onore.
IL CRIMINE PAGA SEMPRE.
Wilhelmina Vagante
Disegnavo la linea di un orizzonte lontano già a sedici anni.
-Cosa vuoi fare da grande?- mi chiese la maestra in un giorno di settembre.
-Il postino!- risposi io.
La classe rise.
-Ragazzi sapete perché vi ho posto questa semplice domanda?- Riprese a parlare.
-I sogni, anche quelli che ci appaiono strani, non vanno denigrati. L’importanza di un sogno nella vita la capirete un domani. Ognuno di noi ne ha uno custodito fra anima e cuore.-
-Maestra ma è così stupido il mio sogno?- domandai.
-Assolutamente no! Devi ritenerti fortunato. Tu hai qualcosa per cui vale la pena lottare.-
Sono passati ormai tanti anni da quel discorso ancora impresso e nitido nella mia mente.
Oggi ho consegnato una lettera ad una giovane neo mamma ed il pacchetto aveva un unico mittente:
“Contingente Italiano, Iraq”
La donna è la moglie di un soldato in missione ed io col mio umile lavoro le ho portato le parole dell’uomo che lei ama fra fogli di carta ed un po’ di sudore misto ad un pizzico di soddisfazione.
Grazie maestra!
Vincenzo Attolico
Un martedì mattina di una settimana qualunque. La voce di mia figlia nel corridoio. -Bisogna spedire urgentemente questa raccomandata!- L’annuncio ufficiale fatto in forma impersonale era in realtà un esplicito invito rivolto in maniera democratica a me.- C’è qualche volontario?- rispondo in tono ironico -Ok mi offro io!- Prendo un ora di permesso al lavoro e mi avvio. Alle 7.45 sono fuori all’ufficio postale. I miei occhi stentano a credere, una folla oceanica riversata sul marciapiede, affolla l’ingresso. Mi rivolgo perplessa a un tipo che staziona lì davanti: -Ma è successo qualcosa?- -No, perché- -Che è tutta sta folla a quest’ora?- -Sono le pensioni, Signò- -Si ma io dovrei fare solo una raccomandata- ?- Non importa, per entrare dovete fare la fila, come tutti- – Da quanto tempo state qua?- – Dalle sette, a dir la verità stamattina ho fatto tardi!-?-Mamma mia!- Guardando la mia faccia perplessa il signore aggiunge?- Facciamo questo tutti i mesi, estate e inverno, passiamo la vecchiaia a fare la fila per avere i soldi nostri!- In attesa di giorni migliori rinuncio.
Claudia Cuomo
A volte le emozioni aggrovigliano i pensieri. Viaggiano nel tempo dal domani fino a ieri. Se non trovano nessuno ritornano al mittente, e rimangono rinchiuse nei meandri della mente. Quando meno te lo aspetti ecco fanno capolino, non importa se è giorno, se è notte o se è mattino, arrivano dirette senza neanche il francobollo, sembra sanno dove andare, ti si attaccano al midollo. Ti sconvolgon l’esistenza come neanche un telegramma che ti annuncia una notizia che sia buona o che sia un dramma. A volte le emozioni risalgono la china, così senza avvertire, come quella cartolina. Ricordo di un passato che speravi il tuo domani, riposta nell’armadio sotto tutti quei ripiani. A volte le emozioni chiuse con la ceralacca diventano macigni, tornan come la risacca. Lasciale arrivare ma non esser prigioniero, sii aperto al tuo futuro e accetta il suo mistero.
Giovanna Baccillieri
Brividi nel ritrovare il suo vecchio ed ingiallito quaderno di poesie.
Lo sfogliò con mani tremanti, si sedette e si accinse a rileggerlo.
Caddero in terra una rosa appassita e una cartolina postale, di quelle gialle che si usavano una volta.
Le raccolse con delicatezza, fissò la rosa assorta… cosa doveva ricordarle?
Sulla cartolina una penna con mano tremante aveva impresso
“Alla mia amata, per il poco tempo passato ad adorarla” non era firmata.
Il timbro postale era illeggibile.
Di chi era? “Chi mi ha amato ed adorato per poco tempo?”
Una lacrima sfuggì al suo controllo… “Maledetta memoria!”
Il tempo le aveva rubato anche il ricordo di quella passione.
Lucia Amorosi
Lavoro in un ufficio postale di un piccolo paese della bassa padana. Sarà il clima, umido e nebbioso d’inverno e afoso d’estate ma qui sono tutti molto insofferenti e litigiosi. Oggi è giorno di pensioni. Li immagino già i miei vecchietti precipitarsi ,appena apro, pronti a scannarsi su chi è arrivato prima. Stamattina però arrivo prestissimo e mi organizzo. Trascino fuori dall’ufficio un tavolino, sedie, una vecchia panchina. Tiro fuori mazzi di carte, riviste, giornali di enigmistica . Ecco che arrivano quasi correndo. Blocco i primi (2 a pari merito vince chi alza la carta più alta del mazzo), li invito a sedersi nell’attesa. Inizia subito una partita a scopone, la siura Lina tira fuori l’uncinetto dispensando consigli alle altre. Che calma!! Non ci posso credere, Biagio, il più litigioso, ha ceduto il posto per non perdere il turno a carte! A metà mattina arriva Bice con la caffettiera, subito Ada risponde con una torta. C’è clima di festa, sono tutti contenti. E’ una bella giornata di primavera.
Maluna Viola
Eveline aveva ormai preso quell’abitudine.
Come nei bar e poi nei panifici, a lei si dovevano le “Lettere in sospeso”.
Nessun destinatario, niente francobollo, nessun indirizzo. Mittente sconosciuto.
Una lettera così, per chi non ne aveva mai ricevuta una.
Per le mamme a casa e i figli piccoli con il padre in guerra, nell’incertezza, tra la vita e la morte.
Per i poveri vecchi in attesa della carezza lontana, dell’abbraccio che per orgoglio non hanno poi dato.
Per le fidanzate disilluse dalla primavera che incalza e per i giovani sposi, aspettando lo stipendio che non arriva mai.
Per chi parte e non ha la certezza del ritorno, per chi ha sentore di un addio che non viene mai detto.
Uno scambio di termini, un traffico clandestino di emozioni non proprie ma pur sempre condivise, vissute.
Perché Eveline lo sapeva, sapeva che a volte bastano poche parole per mantenere e creare il ricordo.
Eveline sapeva che anche l’ufficio postale poteva essere un tempio di vita.
[…]Nel Post Scriptum una promessa.
Rita Bernardi
Lavoro all’ufficio postale e rubo lettere. Già dalla busta posso capire molto. Le mie preferite sono quelle con l’indirizzo scritto a mano, un po’ storto, meglio ancora se sopra c’è una macchia di unto.
Le apro tutte. Leggerle è la cosa più bella del mondo. Le più spassose sono le lettere d’amore. La gente innamorata inventa sciocchezze assurde. Non sono male neanche quelle di lavoro. Gente disperata che gonfia un curriculum disperato. Regalano soddisfazioni anche i resoconti delle assemblee di condominio. E che risate mi faccio con i manoscritti degli aspiranti scrittori! Le più noiose sono quelle dei pagamenti. Mutuo, rate della macchina, tasse di ogni genere. Quelle non le voglio in casa mia. Alcune le brucio, altre le invio ai loro legittimi destinatari. Peggio per loro.
Le più belle entrano a far parte della mia collezione privata. A casa, alla sera, me le rileggo. E sono felice.
Se sono cose importanti ancora meglio. Una dichiarazione d’amore. Un’eredità milionaria. Notizie da parenti lontani. Una lettera può cambiare una vita. Ma anch’io posso.
Io non ho mai ricevuto una lettera.
Lucia Cabella
Pagine pulite per parlare. Potenziali proiettori per parole private. Perspicace postilla perturbabile. Pittoresche parti proibite. Paralleli pensieri perduti. Postare per pronunciare, postare per proclamare postare per piacere.
Melissa Ci
Una laurea in Ingegneria, fresca fresca. E sudatissima. Grandi opportunità di lavoro dopo la specializzazione ottenuta, riassumibili in uno zero. Chiaro e tondo. Un’occhiata bramosa verso l’estero promettente, impedita solo dalla lunga fila di laureati già accalcati da tempo alle frontiere.
Unico lavoro agguantato, dopo mesi di stage in azienda non pagati: postino a tempo determinato.
Il piccolo ufficio ordinato, i rimproveri, gli scherzi, i pacchi di lettere che pesano come macigni, i cognomi che sembrano nomi, gli indirizzi strani da ricordare, le raccomandate che qualcuno non vuole firmare. Le vecchine combattenti che non aprono a nessuno e nemmeno al postino. E quelle che aprono solo al postino, perché il postino è una persona importante. Quattro mesi di stipendio garantito, una morsicatina alla torta dell’indipendenza. Tornare la sera a casa dei genitori, con lo sguardo più alto anche se non proprio fiero.
E poi, incalzati dal tempo, ritrovarsi a inviare curricula tutto il giorno. Rintanati nella stessa stanza dove ci si chiudeva per prepararsi a diventare adulti e invincibili. Ormai adulti e ammaccati, ma a sognare ancora un futuro possibile.
Cristina Cornelio
HAIKU
Poche parole
precedono il giorno
Rimiro il cielo
Marina Lorena Costanza
Aveva voglia ad aspettare il suo turno. L’impiegata allo sportello era sua moglie e lui stava facendo la coda per inviarle la raccomandata con cui le metteva per iscritto la richiesta di divorzio , che le aveva chiesto a parole il giorno prima…
Claudio De Maria
Scrisse quella lettera in preda al delirio , bruciando di un fuoco senza rimedio.
L’ira si mescolava all’amore, il desiderio di vendetta a un’urgenza di stringerla che toglieva il respiro, scrisse come non faceva da tempo con un tratto furente, dopo aver sconquassato cassetti e mensole alla ricerca di un foglio .
Caddero sulla carta gocce di vino e lacrime e l’umido della sua mano passata sul viso dolente sciolse l’inchiostro.
La busta andava spedita subito, all’istante ci voleva una lettera raccomandata, assicurata, a consegna immediata. Ma erano le sei del mattino. Allora pensò di bivaccare sul selciato davanti alla posta fino all’apertura. Ma dormì fin quasi alle dieci, tramortito dal vino e dal sonno. Quando si svegliò la fila era infinita: quel giorno scadevano l’Imu, la Tari, la Tasi, la Iuc.
Allora ri-pensò: mi sa che le telefono, e faccio pace, così sento la sua voce, che mi manca così tanto che mi sento morire.
Mariella Giunta
Alzo gli occhi e osservo i tetti soggiogati da una gru azzurra. Oltre il carico che dondola, come uno sputo mal riuscito, si srotola un corridoio di cielo chiazzato di nuvole.
Il finestrino di un fuoristrada opaco, in sosta sul marciapiede, incornicia una corta gonna a fiori che culla un Maltese rannicchiato dietro un libro. Le vite che si rincorrono tra le pagine imprigionano la donna mentre le scruto le cosce e sogno.
Il rintocco delle otto mi esilia nella realtà. Dovrei salire in ufficio.
Oggi no.?Proseguo lungo la via fino a una vetrina colma di libri.
Cosa ci sarà ancora da dire?
Mi guardo riflesso.
Dov’è la soluzione?
Finora non ho fatto altro che assemblare sbarre di una gabbia come tante. Minata da ordigni a tempo. Senza atti di deviazione.
Un rigurgito acido mi sconquassa, devo lasciare. Sfondare questo vetro, correre allo schermo, digitare simboli.
Mattoncini da costruzione, uguali a tanti altri. Ma la mia casa sarà un castello, se qualcuno la vorrà abitare.
E se no: che si fottano tutti.
Hektor Arklys Farasi
Plano dolcemente. Come sa planare la carta, ondeggiando a destra e a sinistra. Un metro è una bella distanza per una lettera. Infine mi poso. Attendo che qualcuno mi raccolga per tornare tra le mie simili. Un calcio. Questa impiegata delle poste è proprio interdetta, mi fa cadere col gomito e poi mi sbatte nel luogo più nascosto del bancone.
Oggi è venuto a trovarmi un ragnetto. Mi ha riempito della sua tela. Almeno ho visto qualcosa di vivo.
La polvere, ormai, mi ha ricoperto. La donna delle pulizie, che viene la notte, passa il tempo a dormire e ascoltare musica.
La scritta “Per Anna Corti” ormai è sbiadita. Anche quella “Mittente Federico Santi” è quasi illeggibile.
Gli operai smontano il bancone. L’ufficio postale cambia sede. Finisco tra i pezzi di legno. Addio.
Federico era un timido. Le sue parole d’amore le affidava alle lettere.
Non ricevette mai risposta da Anna. Si sposò poi cinque volte.
Le sue mogli riposano nel freezer della sua cantina.
Anna sposò poi Franco, un bravissimo uomo.
Che in cantina ha un freezer gigantesco.
Lodovico Ferrari
Sono a New York, sto uscendo dallo studio medico dove un chirurgo ha modificato i miei lineamenti, abbellendoli. Passo davanti a un’edicola, trovo il giornale locale della mia città.
Leggo che sono stata dichiarata scomparsa, mi pensano suicida, affogata nel fiume in cui tante volte avevo pensato di buttarmi per farla finita. Vedo la foto di Matt, straziato dal dolore. E’ dalla sua gelosia che sono fuggita, dalle botte date per motivi assurdi, dettati dal suo amore malato che mi ha privata della gioia di essere madre e dal poter vivere una vita normale. Scopro che la borsa, che avevo lasciato sul ponte con la lettera di addio per Matt, è stata ritrovata da Mary Jones, l’impiegata dell’ufficio postale. Era stata proprio lei a vendermi il biglietto vincente di una lotteria nazionale che mi ha permesso di fuggire, di rifarmi una vita. E’ facile cambiare identità a New York e proprio ora sto andando a ritirare i miei nuovi documenti. Sorrido pensando al mio nuovo nome…Mary Jones.
Maluna Viola
Credo che questo sia un esempio di sottile violenza psicologica e prepotenza :
” Ero all’ Ufficio Postale per spedire una raccomandata.
Ho predisposto il modulo compilato, la scritta “racc.” sulla busta, tutto a posto.
L’ addetta ha digitato al computer, poi ha posizionato una croce sul mio modulo barrando la casella A.R ( richiesta ricevuta di ritorno) dicendo : – Con la ricevuta di ritorno fanno 4 e 40 .
– Non ho chiesto la ricevuta di ritorno, è una raccomandata semplice e va bene così.
– Eh, ma oramai abbiamo fatto ricevuta di ritorno, è lo stesso.
– Mi scusi, no, non mi serve la ricevuta di ritorno e non è lo stesso.
– Va be’, vorrà dire che ci perdiamo noi 60 centesimi, dei nostri!
– Come? ” Ci perdiamo 60 centesimi ” Avete sbagliato voi, ha sbagliato lei, signora, accidenti!
Perché dovrei pagare un servizio non richiesto, che non mi serve e proposto nel tentativo subdolo di far sentire in colpa l’utente?
Vorrà dire che berrete un caffè in meno, arrivederci!
Stefania Fiorin
Ogni giorno alle otto del mattino timbro il badge e mi siedo qui, nello stesso ufficio da trent’anni, a smistare posta.
Per me non esistono promozioni, non esistono cambiamenti: tutto scorre uguale a se stesso, in un moto perpetuo senza ritorno.
Divido nei sacchi e a ogni tocco provo un sussulto; quando il mittente è scritto a mano, immagino storie, sensazioni e sentimenti nascosti nelle parole.
E poi ripenso a lei: alla mia lettera. Profumata di pino silvestre, era uno sbocciare di poesia, un sogno infinito d’amore, la promessa di una famiglia insieme. Scioccamente non risposi: ero giovane e innamorata, ma troppo timida per farmi avanti.
E così persi per sempre la mia occasione; eppure non seppi arrendermi alla solitudine.
Per questo ogni giorno torno in ufficio a smistare posta, con una vecchia busta ingiallita nascosta nella tasca del cappotto, e aspetto di leggere il mio nome sulla busta, di ritrovare ancora intatta l’amata calligrafia e di provare nuovamente a vivere il domani.
Rossana Fontana
Erano le 06:45 e come ogni mattina da ormai due anni, settecentoventi giorni, Hellen aspettava che aprisse l’ufficio postale del paesello dell’alta Versilia. Attendeva notizie dal fronte dove il marito sopravvissuto a rastrellamenti e bombardamenti le inviava missive di speranza. Ogni giorno il postino ammirava quella donna giovane nel fisico, ma piegata dalla guerra, vedeva nei suoi occhi la speranza di riabbracciare il suo amore e dargli in grembo il figlioletto lasciato a pochi mesi di vita. Le missive arrivavano copiose dal fronte e ad ognuna corrispondeva il sorriso generoso del postino alla vista della donna. Quella mattina mentre il figlioletto giocava ignaro nella bottega rastrellarono il piccolo paese; si salvarono solo lo stupore del marito rientrato dal fronte e il figlioletto che giocava sopra le missive della madre, lettere mai aperte.
Il militare conservò tutte le missive e alle 06.45, dopo vent’anni, le spedì al figlio divenuto direttore postale dell’intera Toscana.
Kikko Galderisi
Su di me mia madre aveva poche ma precise idee: medico. Scavallare a sedici anni le colline dove stava in bilico con genitori e fratelli per andare a servizio da una famiglia che i figli studiavano medicina le aveva aperto un mondo. Gente benestante, una professione che si guadagnava e si era colti. Non come gli avvocati però, tutti paroloni, fumo e fregare la povera gente, i medici la salvavano, si sporcavano le mani, tagliavano e ricucivano. Mia madre li stimava e mise in atto una sottile strategia per farmici diventare. Mi narrava di malattie, di quanto fosse gratificante salvare la gente, mi dava in mano siringhe e bende. Un fallimento: le malattie mi schifavano, le siringhe mi spaventano. Delusa dalla mia incapacità e temendo per il mio futuro estrasse dalle poche idee le altre opzioni: ferroviere o postino. Che almeno avessi un impiego statale con uno stipendio sicuro. La posta era perfetta, aveva delle conoscenze, bastava che volessi. Non volli. Un lavoro da coglioni, pensai, inutile per le mie aspirazioni da scrittore. Peccato, sarei potuto diventare il Bukowski italiano.
Graziano Gattone
Ti ho scritto tante lettere, troppe forse.
Lettere che non hai neanche letto, forse.
Lettere piene d’amore o d’odio ma anche buffe e tenere, quasi infantili.
Le hai buttate in un cassetto insieme alle mie richieste, penso.
Ma ogni singola parola è scolpita nella mia mente e nel mio cuore…
Prima o poi ti becco, BABBO NATALE!
Barbara I. Ishtar
Charlesville contava settecento abitanti e casualmente due di loro avevano lo stesso nome e cognome. Non fu il caso, però, a determinare gli eventi.
“Giuro che ero sobrio” insisteva Hank, che tutti conoscevano come grande ubriacone, cacciato ogni notte dal bar del paese.
Il primo Paul Causter, operaio, ricevette a casa un cospicuo assegno che corse a cambiare contento, perché ci poteva pagare le bollette, il droghiere e campare tranquillo per un po’, visto il licenziamento che costringeva la moglie a fare le pulizie nei negozi per mantenere loro e i tre figli.
Quella sommetta era il lauto compenso dell’altro Paul Causter, avvocato, che viveva in paese e lavorava per certi personaggi della contea poco raccomandabili, ma che pagavano puntualmente le parcelle.
Hank il postino intercettò l’assegno e per un senso di giustizia, sperando che non si scoprisse nulla, scambiò gli indirizzi sulle buste consegnando all’avvocato una pubblicità.
“Giuro che ero sobrio” insisteva ancora con lo sceriffo.
Peccato che il Causter avvocato, ricevendo una brochure sulle nuove scavatrici Bucks si fosse insospettito ed essendosi recato al Post Office scoprì tutto.
Francesco Marcone
ANNO 2037.
F.B. Wordnet messanger:
Ciao Francy!!!?Guarda cosa ho trovato su Wordnetnews!
Che ne dici? Sembra bello soprattutto per i bambini.
Se ti interessa a prenotare ci penso io. Fatti sentire!!!
Baci, Lory
“WNN-Locali:
L’associazione ‘Storia Viva’ organizza:
POST OFFICE-UNA GIORNATA NEL PASSATO
che si svolgerà nell’appena restaurato edificio delle Poste Centrali.
Per l’occasione sarà ricostruito anche l’interno del vecchio Ufficio Postale, così come appariva negli anni ’10, quando era ancora perfettamente funzionante. Cos’è una raccomandata A.R.? Come si faceva a mandare un pacco prima dell’informatizzazione totale?
Gli attori della compagnia ‘Sperimento-Teatro’ insceneranno il pagamento di una bolletta, la spedizione di un vaglia e una ‘coda per le pensioni’ accompagnata da chiacchere e battibecchi tipici.
Inoltre: ‘IO, IMPIEGATO DELLE POSTE’. Laboratorio didattico per bambini, dove i partecipanti, supervisionati da specialisti in archeologia pre-informatica, si cimenteranno nell’uso di timbri e macchinari d’epoca e nello smistamento della posta cartacea secondo la tradizione più antica.
Rivivi la storia! Sperimenta il passato!
E’ gradita la prenotazione.
Laura Montagna
È bella, bellissima, ha occhi profondi e neri, color dell’onice, labbra intense e capelli morbidi e scuri, ed una pelle olivastra che sa di antico, come quella di un’indiana.
Questa mattina, appena l’ho vista, ho pensato “è la donna più affascinante che abbia mai incontrato”.
Ero in coda all’ufficio postale e lei si stava dirigendo verso l’uscita, sicché ho accompagnato con lo sguardo il suo incedere aggraziato e leggero, fino a vederla scomparire nel sole. Nel medesimo istante l’impiegata alla cassa si è rivolta a me con asprezza, dicendomi “è il suo turno” e riconducendomi così al mio presente.
Allora ho rimandato l’operazione che dovevo fare ed ho seguito quella donna.
Ora è qui, distesa sul mio letto, nuda e preziosa. Sto ultimando il suo ritratto e sono triste, perché l’effetto del cloroformio tra poco finirà ed io, come sempre, dovrò sbarazzarmi di lei, della donna più bella che mi sia capitato di incontrare.
Marcello Mora
Lorenzo mostrò la lettera all’impiegato dell’ufficio postale.
– Buongiorno, devo spedirla urgentemente.
– Le spedizioni per l’estero sono bloccate.
– Contiene un messaggio importante!
– Mi spiace.
Tornò a casa indiavolato. Scaraventò la lettera sul tavolo.
Ruppe il salvadanaio contenente i risparmi per le emergenze.
Caricò uno zaino con poche cose. Si recò alla stazione. Salì sul primo treno diretto in Francia.
In viaggio conobbe alcuni turisti diretti nello stesso posto. Si unì a loro. Scesero dal treno a Lione. Dormirono in un ostello.
L’indomani ripartirono in pullman. Camminarono per giorni, pregando.
Finalmente giunsero a destinazione: Santiago de Compostela.
Lorenzo salutò i compagni di viaggio e corse in paese. Da lei.
Era seduta in veranda, indossava una camicetta a fiorellini e un dolce sorriso. Tutt’attorno, gioivano persone.
Quando lei lo vide arrivare le si illuminarono le rughe sul viso.
– Lorenzo! Cosa ci fai qui?
– Ti ho portato i miei auguri. Buon compleanno, nonna!
L’abbracciò teneramente, le sbaciucchiò il viso, le strinse le mani. Carolina, compiva cent’anni.
Festeggiarono fino a notte tarda. Scattarono un bel po’ di foto da tenere care e mostrare ai parenti.
Marina Paolucci
Hai troppi impegni e scadenze pressanti?
Lamenti una fastidiosa mancanza di tempo libero?
Perché fare oggi quello che puoi rimandare a domani?
Procrastina.
Liberati dell’oggi.
Non è mai stato così facile. E senza conseguenze.
L’agenzia Post Office, l’Ufficio del Giorno Dopo, è in grado di offrirti un pacchetto su misura per ogni tua esigenza.
Con i nostri servizi sarai in grado di goderti ogni giornata senza l’ansia per quella che verrà. Il lavoro, la famiglia, tutte le noiose pratiche quotidiane? Domani. Post Office si farà carico anche del tuo eventuale senso di colpa.
In alternativa, se non vuoi rinunciare a un minimo di responsabilità personale, Post Office ha quel che fa per te: arriva a cose già fatte. Scavalca la fatica. Limitati a vivere il domani senza il pesante fardello dell’oggi sulle spalle.
Trasforma il presente in futuro.
Fai del futuro il tuo presente.
Scegli Post Office.
Al modico costo di un giorno della tua vita.
(Aut. Min. Concessa)
Matteo Pisaneschi
Brigitta quando doveva andare all’ufficio postale si sentiva infastidita, come andare dal dentista o dal ginecologo.
Incominciava a pensare a dove cavolo avrebbe lasciato l’auto, cinque posti in croce. Quel giorno ne trovò tre liberi, roba da non credere, tanta fortuna meritava di farsi un gratta e vinci appena terminata la missione. Entrata altre sorprese l’attendevano:
1 – l’impiegato rossiccio scorbutico non c’era,
2 – un paio di persone prima di lei. La prima una anziana donnina che stava ritirando la pensione, tanto gentile, per ringraziare lasciò 20 centesimi di mancia all’impiegata: “beva il caffè” ….che tenera, ma dove?
La seconda una matrioska con super poteri, con uno sguardo le aveva fatto contemporaneamente: radiografia, tac, risonanza magnetica. Anche quella si sbrigò velocemente. Brigitta pensò che quella era una giornata fortunata, il parcheggio libero, niente fila. Ora toccava a lei, una firmetta e la busta era sua. Intestazione della raccomandata Polizia Municipale di Maranello, pensò: ti pareva potesse finire bene, vaffanculo il gratta e vinci, vaffanculo la matrioska, vaffanculo il Post Office era meglio andare dal ginecologo.
Giovanna Polini
Rione Sanità. Una folla di gente. M’accodo con la bolletta in mano.
-Scusate bell’ommo. Ma che regalano ‘e pastarelle? E chist neanche ppe mezijunru ce spicciamm.
Allargo le braccia come a dire “Ci vuole pazienza”. Allora lei insoddisfatta, si rivolge alla signora che ha davanti, dicendole:
-CChe calure! E chist ci fanno sfiatare. Ué, aperite ‘na fenesta.
– Segnura nge l’aria cunnizionata- risponde qualcuno dalla fila.
-E cca nun arrivà.
La signora non smette di chiacchierare. Sento un mal di capo alle porte. Esco dall’ufficio postale e entro nel bar tabacchi all’angolo. Pago la bolletta sorseggiando una bella tazzulella di caffè.
Franca Riso
Quel giorno, venerdì 17 marzo, per Franco fu una giornata terribile.
Impossibile da dimenticare.
Nell’ufficio dove lavorava comparve il così detto “tagliatore di teste” e malauguratamente tagliò anche la sua.
Preoccupato e pensieroso, tornò verso casa. Doveva dare la notizia alla sua famiglia.
E allora nella sua mente, di quella testa mozzata, si accese una lampadina.
– Certo farò così, mi sembra un’ottima idea.
L’indomani si recò alla sede del giornale “l’Ambasciatore” per acquistare una pagina intera della conosciutissima testata. La sua inserzione, non doveva passare inosservata.
– Ok, allora scrivo: CERCO LAVORO …
– No, non va bene, chi non cerca lavoro visti i tempi?
– Dunque, scrivo così: DISOCCUPATO OFFRESI …
– Pessima idea.
– Ci sono:
“POST OFFICE”
Hai difficoltà a recarti all’ufficio postale perché la tua auto è gusta, e non hai voglia di camminare?
Hai appena fatto un incidente, e sei a letto con una gamba ingessata?
Hai altri mille motivi per non voler fare la coda alla posta?
Franco, è qui. Veloce, sempre disponibile e onesto
Chiama e non te ne pentirai!”
Fu un successone e capì anche il perché.
Daniela Rossi
Napoli. Galleria Umberto I.
Il trillo del cellulare annuncia la consegna di un messaggio.
Gennaro lo legge, guardandosi intorno intimorito:
“Ti restano quarantotto ore per saldare il tuo debito”.
Come un automa entra nell’Ufficio Postale.
Si lascia andare su una sedia.
Un tremito lo assale. Il sudore gli imperla la fronte.
Una vecchina gli siede accanto.
Nelle mani ha un mazzolino di fresie.
– La vita è un dono ricevuto un giorno, di un mese, di un anno. Devi crederci – gli sussurra.
Poi, claudicante, si avvia all’uscita.
Gennaro la segue, inebetito.
La vede entrare in un portoncino di Vico San Liborio.
Due giorni dopo, ultimatum scaduto, va all’appuntamento. Porgendo uno scontrino di una ricevitoria del lotto, sottovoce sibila:
– Tieni e sparisci.-
Quindi, raggiunge la stradina in cui aveva visto addentrarsi la vecchietta.
Al portoncino si imbatte in una giovane donna:
– Cerco una signora anziana con un piccolo neo sullo zigomo destro.-
– Mia nonna è morta un mese fa. Mi dispiace – gli risponde.
Gennaro deglutisce a vuoto.
Nell’aria aleggia profumo di fresie.
Maria Rosaria Spirito
Come ogni mattina, lei arrivò all’ufficio postale con le buste da spedire: dai colori pastello, delicati, dell’anima.?Silvestro, addetto allo sportello “Corrispondenza e pacchi”, come rito quotidiano, le affrancò e lanciò nella cesta alle sue spalle.
Ne cadde una manciata, che raccolse. Erano indirizzate a orfanotrofi, case d’accoglienza mamme e bambini, reparti oncologici di ospedali pediatrici, dimore per anziani, altro.
Leggerissime, pensò contenessero piume, aria fritta, magari banconote.
Incuriosito, ne aprì una. Vuota. Ne aprì altre due. Vuote. Incredulo, le richiuse e depositò nella cesta.
L’indomani era divorato dalla curiosità.
– Cosa conterranno mai queste buste così belle? – chiese alla donna.
– Tutto e niente. Dovrebbe saperlo, le ha aperte.
– Mi scusi… Lei, come lo sa?
– Contengono “l’astratto del cuore”: baci, carezze, abbracci, per coloro a cui nessuno li dona. Speranza, un pizzico d’amore e sogni per chi non crede più a niente. Silvestro, è stato un piacere incontrarla nel mio cammino. – gli disse strizzandogli l’occhiolino. Poi svanì, inghiottita tra i volti della gente.
Marina Paolucci
- Dodici! – La voce dell’impiegata rimbomba nell’ufficio postale.?Una vecchia signora avanza verso lo sportello e le consegna un pacco da spedire. Le cose andranno per le lunghe, forse.
Ma Serena non ha fretta, aspetta tranquilla il suo turno. Come tutte le mattine negli ultimi dieci anni.
– Tredici!
È stata veloce.
Un ragazzo col piercing paga una bolletta: insolito che abbia i soldi. ?Anche lui è veloce.
– Quattordici!
Finalmente tocca a lei. Si alza e porge la lettera all’impiegata, che la affranca e le rivolge la parola.
– Come va oggi, signora Merisi?
– Tutto bene. Tra pochi giorni mio marito tornerà a casa e finalmente lo rivedrò dopo tanto tempo.
– Bene, sono contenta per lei.
– Grazie. A domani.
Serena si allontana e l’impiegata aspetta qualche secondo prima di chiamare il numero successivo. Rivolge solo uno sguardo a terra, verso il cesto di posta ritornata indietro per destinatario sconosciuto. Lì ci sono tutte le lettere che in dieci anni Serena ha spedito al marito morto in guerra.
Ma nessuno glielo avrebbe mai detto.
Sonia Tortora
Disoccupato cronico, disgustato dalla sbobba della mensa parrocchiale, in perenne astinenza sessuale, (perché non basta scrivere poesie per cuccare le ragazze), decisi di rapinare l’ufficio postale.
Lo dice anche Bukowski che il crimine paga sempre; quindi, perché rimanere seduto sul letto a scolare l’ultima birra e grattarmi sotto le ascelle?
Così, in una notte imbecille, ma nemmeno poi tanto male, architettai un piano che neanche il genio di Shakespeare avrebbe mai inventato.
Il sole bacia i belli ed io sono bellissimo, così agii all’imbrunire, quando l’ufficio stava per chiudere.
Entrai con l’espressione di un cane ringhioso che torna dall’inferno. Prima che potessi pronunciare la fatidica frase “questa è una rapina”, un vecchietto m’apostrofò:
– Ehi, giovanotto, aspetti il suo turno e rimanga a sud del cartello!
– Come, a sud? – balbettai, sconcertato. – Adesso la fila si fa con i punti cardinali?
Gli altri clienti mostrarono, con gesti e mugugni, d’avercela tutti con me.
Beh, lo confesso, sarò un codardo, ma ormai l’estro m’era passato. Me ne andai con la coda tra le gambe e mi diressi a nord… credo… boh!
Anna Rita Foschini
Sono sempre io: il balordo che si era ficcato in testa l’idea di fare un colpo alle Poste. Come rapinatore non ho fatto molta strada, però mi sono fatto la postina. Anzi, lei si è fatta me.
Alla fine non mi butta tanto male: la ragazza si è affezionata e mi ha dato le chiavi di casa. Vitto e alloggio gratis, sesso a gogò e qualche spicciolo per le sigarette e una birretta. Finalmente, lassù qualcuno mi ama!
La tipa va sempre in giro senza mutande e sta in fissa con l’idea che devo provare a fare lo scrittore. Dice che ho le physique du rôle: sono abbastanza disgraziato, disperato, sciagurato… insomma, un mucchio di simpatici appellativi che finiscono in “ato”.
Secondo lei potrei diventare il nuovo Bukowski. Io non so nemmeno chi sia, questo signore, ma se assomiglia a me, dev’essere parecchio sfigato.
Per farla contenta proverò a scrivere qualcosa, anche se so usare la tastiera solo con due dita.?Dunque, vediamo…
“Era una notte buia e tempestosa… “
No… questo mi sa che l’hanno già scritto…
Anna Rita Foschini
Come sempre l’Ufficio Postale è strapieno, meno male che devo solo ritirare la posta arrivata mentre ero via. La gente ammazza il tempo dell’attesa chiacchierando vivacemente e tra loro scorgo il mio collega che attacca subito bottone. Mentre lui parla apro una delle lettere appena ricevuta e sbianco in viso – Che c’è Anna, qualche brutta notizia?-
– Certo che si, mi informano dal paese che è morta la mia madrina-
– Mi dispiace, conti di andare al paese per il funerale?-
– Vorrei, peccato che la lettera è stata spedita un anno fa!-
Annamaria Vernuccio
Caterina compra tanti fiori e sorride emozionata quando le si para davanti un cagnolino.
Accarezza i cuori della gente con sorrisi delicati. È gentile con tutti e ama leggere alla luce fioca di un camino in pietra. Quando entra in ufficio e prende possesso della scrivania tutti aspettano solo di poterle parlare.
Un ragazzino, fra la folla agli sportelli, le si avvicina e le porta un pezzo di cioccolata.
– È pasqua signora Caterina, lo mangi ma non sarà di certo più dolce di lei.
– wow, grazie! Donato lo sai quanto sia golosa – se ne delizia.
– Mi vuoi sposare? – le chiede amabilmente.
– Ma io sono vecchia per te! – sorride di gusto.
– Mia mamma ha detto “se vuoi sposare una ragazza devi farla ridere e regalarle tanta cioccolata”. Posso darle almeno un bacino?
– Certo! Vieni qua! – lo sbaciucchia tutto.
– Grazie signora Caterina. Buon lavoro!
– Grazie Donato, a presto.
Donato esce felice dall’ufficio postale, pensa a quando sarà grande e potrà sposarla.
Vincenzo Attolico
Avviso dall’altoparlante:
“E’ stato rinvenuto, presso questi uffici, il TACCUINO DI UN VECCHIO PORCO”.
Un Giovane:
“Conterrà due righe su UNA NOTTE NIENTE MALE. Le solite conclusioni affrettate!”.
Una Signora, rivolgendosi al Marito:
“Dovrebbe trattarsi del Diario segreto di una Donna infelice, così infelice da scrivere, almeno, secondo quanto mi hanno raccontato: L’AMORE è UN CANE CHE VIENE DALL’INFERNO! Che ne pensi, caro?”.
Il Marito annoiato:
“Me ne frego, cara. QUELLO CHE IMPORTA è GRATTARMI SOTTO LE ASCELLE.”
Intanto, un’impiegata, sussurrando:
” Io l’ho visto! E’ un libretto nero con una SVASTICA stampata sopra. C’è una dedica: “Alle RAGAZZE CHE SEGUIVAMO””.
Il Giovane di prima, sentendo:
“Allora il taccuino è di un fascista pure maniaco…davvero di un PORCO!! Che schifo! Andrebbe spedito dritto dritto nella terra di Nessuno, al “SUD DI NESSUN NORD”!
L’Amico che era con Lui:?”Per protesta, stasera, SEDUTO SUL BORDO DEL LETTO, MI FINISCO UNA BIRRA AL BUIO!”
In fondo alla stanza un Ragazzino sogghigna:
“Cavolo, CE L’HANNO TUTTI CON ME! Beh, quasi quasi, esco. Fuori s’è aperto il Cielo e IL SOLE BACIA I BELLI”.
Wilhelmina Vagante
L’aria era fresca, profumava di fiori, era primavera.
Alice andò alla Posta per ritirare la pensione.
Entrò e prese il numero. Si sedette attendendo il suo turno.
Inavvertitamente, si addormentò.
– Signora Munro, ci scusi, dobbiamo chiudere.
– Caspita! Mi sono addormentata! Alla mia ottuagenaria, capita. – disse, guardando smarrita il giovane impiegato postale.
– Quindi, dovrò tornare domani, e rifare la fila, per ritirare la mia pensione? – aggiunse.
– Le casse sono ormai chiuse. Mi spiace. – replicò il giovane. Guardandola negli occhi lesse dentro il suo dispiacere.
Conosceva la signora, sapeva che non aveva avuto vita facile. Viveva di stenti, della sua pensione, sociale, senza parente alcuno.
Tornò alla sua postazione, riaccese il computer, sbloccò la cassa, prelevò i soldi della signora Alice. Glieli porse in una busta, regalandole una carezza.
– Ivan, grazie! Lei è gentilissimo! – esclamò ringraziandolo, sorridendo di felicità.
– Ho fatto il mio lavoro.
– Sa quale è la differenza tra lei e i suoi colleghi? Lei lavora col cuore. Il ragazzo si commosse. Aiutò l’anziana ad alzarsi dalla sedia e insieme uscirono dal Post Office.
Marina Paolucci
Queste sono le CONFESSIONI DI UN CODARDO, scritte dopo aver trascorso una NOTTE IMBECILLE che mi porterà in galera.
Ho sempre amato le DONNE, sono state la mia rovina. Sono un poeta ma SCRIVO POESIE SOLO PER PORTARMI LE RAGAZZE A LETTO.
Certo, SHAKESPEARE NON L’AVREBBE MAI FATTO, scandiva la bellezza in parole e sonetti, scriveva in nome dell’arte.
Io scrivo per motivi più materiali. Ma veniamo a ieri sera quando sono andato da John per UNA CENA A SBAFO.
Abbiamo ricordato i tempi di QUANDO ERAVAMO GIOVANI. Mi è venuta una grande tristezza che ho affogato nel whisky, perché io risolvo sempre i miei problemi così. Io sono L’UBRIACONE, quello che evitate per strada, quello che ha ucciso John per avergli portato via la sua donna, l’unica che ha veramente amato.
IL CRIMINE PAGA SEMPRE, finalmente metterò a tacere la rabbia che mi divora da allora. Manderò questo messaggio ai POST OFFICE di tutte le città dove ho vissuto per regalarvi la mia ultima perla di saggezza “IL PRIMO BICCHIERE E’ SEMPRE IL MIGLIORE”
Maluna Viola
CHIUSO
Graziano Gattone