CARTOLINE SENTIMENTALI
Non riesco più a leggere, tutto si scioglie come se piovesse su questa cartolina che ho pensato per te. Su questa cartolina che non ti ho mai scritto, su questa cartolina senza indirizzo, su questa cartolina senza nome. Su questa cartolina senza inchiostro, bianca di paura.
Filippo Nativo
Mon amour,
oggi ho pensato che le nostre comunicazioni in tempo reale bruciano ogni attesa. Così ho scelto la vecchia cartolina. E come si usava allora, frasi arrotolate, penne intinte nell’inchiostro e carta a mano profumata, diligenze a cavalli che trasportavano pensieri e parole da Milano a Parigi percorrendo reali distanze, adatte a centellinare il desiderio.
Ti mando un lunghissimo bacio,
tua
Elisa Emmebi
A Lello il vinaio di Portico d’Ottavia che sa a chi va.
Cara moglie, siamo qui tutti, ci portano a lavorare.
Dicono che staremo bene, non ti preoccupare. Ma tu nasconditi, nega, pensa al bambino, se è maschio chiamalo Mosè, se è una pupa, Libertà. Con l’aiuto del Signore tornerò, ma se non tornassi, raccontagli di me, non deve dimenticare il suo papà.
Getto questo biglietto fuori dal treno, prego che qualcuno di buon cuore te lo faccia arrivare.
Con tutto il mio amore,
Settimio
Alessandra Toscano
Caro nonno,
è già un anno che sono via, qui,al College.
Non preoccuparti per me, studio e le cose vanno bene.
Tu mi dicevi “Lì non vedrai i soli, le lune. Studierai su libri fatti di parole, mentre qui leggeresti la Madre Terra, ascolteresti il vento, la pioggia. Resta: poserai le mani sui tronchi, strapperai i fili della prateria, sentirai la vita in ogni cosa che ci circonda. E sarai come noi. Diverrai un vero Uomo”.
Nonno, io qui vedo il sole, nelle mattine fatte di Neon nei corridoi della facoltà. Le stelle sono migliaia di insegne luminose che inondano le mie notti. Spesso sono a cavalcioni di un muretto,e guardo il cuore pulsante delle auto che inseguono punti invisibili. Nonno,dovevo farlo. Dovevo venire qui. Nel sangue ho quello che ho lasciato,ma è tempo anche per noi, di bere fino in fondo nel bicchiere della sconfitta. Ma ti prometto che quando sarò di nuovo nella nostra Terra,danzerò tutta la notte,con te e con mio padre…
Tuo nipote, Alce Nero
Roy Roberto
Caro padre,
Sei così lontano che non so se arriverà in tempo questa cartolina, e non so nemmeno se ti piacerà questa foto, per quanto banale. Abbiamo sempre visto il mondo in modo così diverso che quella che per me è un alba, per te è sicuramente un tramonto. Anche sul francobollo ho avuto dei dubbi ma, giuro, non ho avuto scelta. Per l’inchiostro ero indeciso su un nero troppo formale o un blu che avresti giudicato sicuramente immaturo, e poi, scrivere in freddo stampatello certo di essere capito o in corsivo emotivo ad alto rischio d’incomprensione? Ecco, già che ci siamo, vogliamo parlare anche della data? Che data metto se alcune cose che ti vorrei scrivere sono vecchie di quarant’anni? Senti, tanto non mi ricordo nemmeno l’indirizzo, lasciamo perdere questa cartolina e rimaniamo lontani, in silenzio, che su quello almeno siamo sempre andati d’accordo.
Tuo figlio
Filippo Nativo
A quella bambina sempre in castigo dietro la lavagna.
Mi ricordo ancora quando il maestro aveva deciso di voltarla, quella lavagna; erano comparsi pensierini e disegni bellissimi.
Lei aveva costruito un mondo suo, stando li, scoprendo che ci si poteva disegnare anche dietro.
Ma, a quel punto, era lei che si era girata di schiena per non mostrarsi mai più.
Floriana Plebani
A Gianluca.
Ciao,
Ti sembrerà strano, ma ormai sono quasi trent’anni che ci conosciamo; come vedi, non sono mai cresciuto. Ricordo quando dormivi sereno, stringendomi forte; eri ancora nella culla, una volta addirittura mi chiamasti mamma! Nella mia vigile immobilità, sul tuo letto, ti ho visto diventare uomo, giorno per giorno. Presto passerò il testimone, e credo che mi ritroverò nella culla di tuo figlio; vorrò bene a lui tanto quanto te.
Tuo,
Milo.
Gianluca Fontanesi
Cara zia Nuccia, caro “zio Antonio”,
sarebbe stato oggi, il 21 aprile di una “settantina” d’anni fa, lo ricordo dalle parole di mia madre. Scusate se, per Antonio, ho usato le virgolette. Lo so, in famiglia, per noi bambini, lui era “zio Antonio”. E non capivamo perché. “Cose da grandi”, pensavamo. Eravate promessi, innamorati. Poi, un giorno, il tuo sorriso s’è velato, per sempre. Ma non nel cuore di lui. Che ti ha raggiunta, molto dopo. In questa umana dimensione, non vi siete mai appartenuti. In dono, però, avrete avuto il Cielo.
Un nipote
Roy Roberto
“Toh… una cartolina”,
questo ho pensato appena l’ho vista. Poi l’ho toccata, annusata, girata, ritoccata, riannusata, rigirata… Comprata. Sul fronte lucida e liscia come le tue labbra, sul retro porosa e profumata di tempo, come la tua pelle. L’ho baciata. Toccata, annusata, girata, ritoccata, riannusata, rigirata… Scritta. Con calma, perché le parole d’inchiostro non si possono cancellare, e sembrano così vive, come il tuo ricordo. L’ho carezzata. Toccata, annusata, girata, ritoccata, riannusata, rigirata… Firmata.
“Tuo per sempre” ho scritto, e a guardare il solco profondo che ho lasciato, mi è sembrato ancora più vero. L’ho stretta al cuore. Toccata, annusata, girata, ritoccata, riannusata, rigirata… Spedita. Una cartolina che viaggia per te, non sono solo parole. E’ materia d’amore.
Filippo Nativo
Alla donna che vedo alla fermata del bus.
Ogni mattina stavi li ferma, aspettando il bus. Salivi, cercavi posto a sedere e non lo trovavi mai. Sempre sorridente, un libro in mano e ti mettevi in quell’angolo discreto dove c’era più luce e silenzio. Ti perdevi in quelle parole e il tempo per te sembrava perdersi in storie scritte da altri.
Un giorno però mi sei sembrata strana. Un ombra che camminava senza colori.
E poi non ti ho più vista.
Ora, quando salgo su quel bus, mi metto nell’angolo che era il tuo, in mezzo alla luce e al silenzio che erano i tuoi.
E ti aspetto. Leggendo l’ultimo libro che leggevi tu.
Ciao
Giacomo Uncino
Non sono molto bravo con le parole, ma per scrivere una cartolina alla persona che ami bastano due parole nel grande spazio bianco a sinistra… “Ti amo”.
Il problema è compilare la parte a destra, quella con le righine, cazzo, quella cambia sempre.
Un bacio,
Filippo Nativo
Amore mio nuovissimo e smagliante,
ho immaginato di poter legare i tuoi sms con il nastro rosso e metterli in un cassetto per rileggerli quando mi resteranno solo i ricordi.
Ma la tecnologia non si è piegata al mio desiderio tardo romantico: li ho persi tutti nel trasferimento dal telefonino al pc.
Mi piacerebbe che tu potessi riscrivermeli sulle care fedeli cartoline e inviarmele per posta. Faresti questo per me?
Elisa Emmebi
A mio figlio.
Tesoro, ti mando questa cartolina perché voglio che ricordi com’era il nostro paese fino a poco tempo fa. Sono felice che il tuo lavoro all’estero ti abbia risparmiato questa catastrofe. Qui stiamo bene: siamo sempre nella solita palestra adibita a dormitorio, dobbiamo stare attenti a tutto ciò che ingeriamo e tenere una mascherina tutto il giorno. Ciò che importa è che viviamo, anche se in ginocchio.
Ce la faremo, ti abbraccio.
Una mamma di Fukushima
Gianluca Fontanesi
Alla mia gioventù persa chissà dove.
Mi ricordo un portico d’estate. Di ritorno dal mare, sudato e col costume bagnato mangiavo li con i miei, mia nonna, i miei parenti.
Erano giorni che sapevano di cicale e di giovani speranze, di colori così forti che sembri barcollare.
Poi in mezzo agli alberi si giocava a nascondino e la sera andavamo in un bar con un jukebox che suonava SONO SOLO CANZONETTE.
Bastava poco per stare bene: una partita a pallone, qualche chiacchiera inutile. E arrivarono i primi baci, di notte, quando non sapevo ancora come si baciava e me l’ero immaginato vedendo pellicole al cinema. Come sempre poi, alla fine di agosto arrivava la febbre, forse perché la vita era andata troppo in fretta. E al ritorno, tutto pareva nostalgia dolce.
Giacomo Uncino
Mi Piace.
Ricordi mia cara? Cliccasti mi piace al mio link sulle Foche Monache. La cosa mi incuriosii e ti chiesi l’amicizia,da quel momento iniziammo a scambiarci Poesie d’Amore.
Fu un gioco febbrile,cercavamo la Poesia più ardente e ce la spedivamo. Sempre di più sempre di più….finché un giorno io ti mandai una Poesia di Bukowski.
Tu mi bannasti ed io ora scrivo cartoline d’amore che tu non potrai leggere.
Giuseppe Vuolo
Ora che sei così lontana, ora che un intero oceano ci divide, ora che aspetto il tuo ritorno nel buio e nel silenzio… Ora. Ti chiedo scusa. Troverai questa cartolina sul tuo cuscino quando ti sveglierai, e io sarò lontano, spero, lontano come sei lontana tu adesso.
Nell’altra metà del letto.
Filippo Nativo
Antonio,
sono andata a comprare le sigarette ma ho trovato tutto chiuso. Allora ho pensato che tanto valeva venire a prendermele qui, dove hanno le mie preferite. Ricordati che il mese prossimo scade l’assicurazione della macchina.
Giovanna, Kingston-Jamaica
Alessandra Toscano
A te demente che mi fai domande stupide invece di cuocermi la lasagna.
Mi domandi cosa sia vivere.
Hai presente veder nascere tua figlia? Bene. E qui ci siamo.
Hai presente non aver il coraggio di veder morire il tuo cane per iniezione letale? No? Ecco immaginalo.
Ora fra il primo punto e il secondo punto, traccia una linea.
Non dritta, ma un po’ storta, un po’ che sale e che scende.
Perché la vita non è mai una riga dritta, deficiente. Ecco questa è la vita.
Prova a fare meno cazzate che puoi e spera di avere culo. Il segreto è tutto qui.
E’ pronta la lasagna, ora?
Grazie
Giacomo Uncino
Ciao papà.
Non so se ho messo l’indirizzo giusto, ma dicono che tanto voi sapete tutto. E allora saprai che sono diventato quello che volevi che fossi, non c’è bisogno neanche che te lo dica. Ma forse non sai quello che mi passa per la testa, questa maledetta frenesia che mi impedisce di godere di ciò che sono e che ho. Questo non lo sai, e neanche lo puoi capire, forse. Tu hai vissuto la tua vita sereno, nella tua aurea mediocrità, senza grilli, senza speranze. Io vorrei non sapere che domani sarà uguale a oggi, vorrei sempre pensare che qualunque giorno sia il giorno giusto per cambiare la propria vita. Ma forse quel giorno non arriverà mai e avevi ragione tu. Magari aspetto ancora un po’, per dirtelo. Magari aspetto a venire a dirtelo di persona. Il più tardi possibile.
Ciao! A presto… si fa per dire!
Victor Laszlo
Amica mia,
ti scrivo per aggiornarti su quella situazione, come mi hai chiesto. Le lettere con quell’uomo vanno avanti, ormai non riesco a farne a meno; quante volte mi sono detta “é l’ultima”, ma non riesco. E’ un piccolo segreto tutto per me, é stupido lo so, e non mi porterà a niente, ma mi rendono euforica, per assurdo il senso di colpa nei confronti di mio marito mi fa sentire di nuovo viva.
E’ un uomo molto intelligente, colto, sopra le righe, ancora non gli ho chiesto di quel piccolo timbro con cui firma le lettere, ma nella prossima lo farò e ti scriverò al riguardo. Non giudicarmi ti prego.
A presto.
Ora basta sognare, devo riordinare. Cos’é questo……piccolo…timbro rosso?
Maria La Tela
Cartolina che parte e che arriva come fossi Superman.
A me stesso che sorrido come un bimbino; che provo a piangere che sbaglio quasi sempre; che quando non sbaglio, sono perfetto che mi perdo nei pensieri; che perdendomi nei pensieri vivo in mondi paralleli; che ho amato una sola donna; che amo una sola donna che non so se lei mi ama ancora; che trovo le nostre figlie migliori di me e ci vuole poco; che scopro la vita un puzzle incasinato; che è bellissimo anche irrisolto; che infine ascolto storie e provo finalmente ad ascoltare la mia. Che non è manco nemmeno tanto male.
Giacomo Uncino
Mi scrivo.
Alla me bambina.
A quella mano che stringeva la fiducia e che ora è vuota. Ma ho ancora le gote rosse nell’emozione dell’attesa.
Ancora sbircio la vita e la trovo bellissima.
Anna Maria Arcobaleno
Cara Prof,
ho saputo che sei andata in pensione e ti scrivo questa cartolina per salutarti. Per anni, una stagione dopo l’altra, ti ho ascoltato mentre con fatica e passione leggevi versi di grandi poeti cercando di farne rivivere la Bellezza. Sono stato il più attento dei tuoi studenti.
Due versi di Dante sono rimasti impigliati tra i miei rami: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” Sappi che ne è valsa la pena.
Con affetto,
il Pioppo del giardino
Milena Milani
Zoe,
mi hai chiesto di non telefonarti, di smettere d’incontrarti ovunque “per caso”. Non m’hai, però, vietato di scriverti. Ed eccomi qui, armato di penna e cartolina, pronto a vivere un Amore epistolare. Sono un lavoratore onesto, un uomo buono, sincero, allegro. Nulla di emozionante, insomma. So che prediligi gli Amori dolorosi e, invece, dovresti esser venerata come una Dea, amata come una Donna. Continuerò a scriverti finché me lo vieterai.
A quel punto, mi inventerò qualcos’altro.
Ale.
Wilhelmina Vagante
Cartolina da Capo Mele.
Ciao Asia,
sono certa che dove sei stai bene, io qui un po’ meno. Ho lavato le tue ciotole ed arrotolato la tua copertina, ma la sera sul divano non riesco ancora a sedermi accanto al tuo posto senza allungare la mano. Avranno trovato i tuoi croccantini lì dove sei?
Ti mando un bacione umido,
Vivi
Viviana Algeri
Caro mezzo secolo,
stai per arrivare, ti attendo.
Sarò sincera: se mi dicessi “tardo” non me la prenderei.
Fingerei un dolore di circostanza per poi sfregarmi le mani, felice. E penserei “magari non venisse mai”.
Ma so che sei puntuale, in genere. Quindi, ormai, ti aspetto. E mi preparo alla tua venuta. L’arredamento è il solito, qualche manutenzione interna, una rinfrescata generale alla facciata e tanti cari saluti.
Cristina Prina
A un uomo.
Sei entrato parlando di poesia, di anima, di amore e già sei dentro di me.
Tu uomo sei capace di far navigare il mio corpo e la mia anima in un mare in burrasca dove le onde della passione approdano con violenza nella mia intimità. Sei l’emozione che viaggia nei miei pensieri aprendo la mia mente atrofizzata di solitudine, e mentre nella mia gracilità di bambina riaffiora la mia età di donna, il viaggio, seppur tu lì e io qua, è tuo, è mio.
Le nostre anime si amano senza tempo né luogo, in silenzio e con gioia. Un viaggio dentro l’infinito e l’infinito dentro di noi.
Un viaggio magico e intenso dove solo rondini possano volare al di sopra di noi.
Luciana Ligas
Ciao Keyla!
Ormai manca poco, tra qualche giorno voleremo da te, e finalmente potremo conoscerti. Chissà, forse non siamo proprio quelli che ti saresti aspettata, quelli che avresti voluto. Siamo un po’ incasinati, d’altra parte come tutti in questa parte di mondo, ma cercheremo di darti tutto l’amore che potremo, cercheremo di farti dimenticare i tuoi otto anni di dolore. Magari, anche se non subito, riuscirai a chiamarci “papà” e “mamma”. Non ti preoccupare, non c’è fretta, abbiamo tutto il tempo che vogliamo.
A presto, piccolina!
Victor Laszlo
Cara Mamma,
quando vengo a trovarti sembra che sia tornato il “Figliol prodigo”.
Sai che amo il cioccolato e allora all’improvviso compare il sacchetto dei dolci. Un sacchetto che hai accuratamente nascosto a papà, vuoi proteggerlo. Invece ti piace viziarmi. Altro che cioccolato, dovesti sgridarmi non vengo spesso a trovarti!
Non ho mai amato i formalismi e le “feste comandate”. E questo lo sai e lo rispetti. Ho scoperto però, con rammarico, quante volte non ho ricordato la tua festa. Troppe.
Oggi è diverso, penso a te e mi accorgo che le possibilità di vederti diminuisce ogni anno che si aggiunge al tuo viso. E potrei non aver più tempo per dirti, nel giorno della tua festa, quanto ti voglio bene.
Verrò da te, oggi e ti porterò questa cartolina. Piangerai lo so. Io, non vorrò dolci ma ti stringerò pentito per tutte le volte che non lo ho fatto.
Talvolta le mamme si danno troppo per scontate.
Il tuo orami più che cinquantenne bambino.
Paolo Pavanello
Alla sposa promessa.
Giorni di guerra. Giorni inverosimili, di sangue e dolore.
Nessuno di noi é reale, siamo così mortali e passeggeri che a volte guardo i miei compagni o me stesso e vedo spettri.
Solo il mio sentimento vive, a lui mi avvinghio come un’edera con le ultime forze che mi restano; gli affido la mia vita che non ha più un valore.
Il mio bacio non si é ancora sporcato, é per te.
Aspettami, se lo desideri. Se non vuoi, non dirlo.
Maria La Tela
Alla mia casa.
Scrivo appoggiato a uno scatolone.
Buffo come quattro scatole possano contenere una vita, la mia vita.
Ho compiuto diciotto anni ieri e già da una settimana preparo diligentemente i bagagli di cartone.
Vado a lavorare al nord e lascio la mia casa, la mia adolescenza, i miei poster, i miei palloni. Porto i dischi si quelli sì! Che caspita di musica ascolteranno nei casermoni a Milano? Che odori entreranno dalla finestra? Mi sa che mi porto un po’ di pesce sotto sale per sentire l’odore del mio mare.
Ho dovuto comprare maglioni e calze di lana: sino a ieri lavoravo in barca e lì estate e inverno, piedi nudi magliette, felpe, ma lana no, mi fa prurito.
Lascerò la cartolina sul pavimento sperando che la mia stanza non si senta troppo sola. Tornerò lo so che tornerò si torna sempre ma sarò cambiato e la mia stanza non mi riconoscerà: forse se canto a squarciagola “Anima Mia” saprà che sono io.
Maruzza Alessi
Al mio perduto amore.
Naufragammo quando un veliero,dagli occhi azzurri,con abile manovra ti rapì. Pensai che morire andando alla deriva non è poi così male.
La corrente mi sospinse, invece, in un’isola, dai capelli biondi, dove la vita se non è un paradiso poco ci manca.
Spero che il tuo reggiseno non diventi l’ennesimo trofeo, appeso all’albero di maestra, del veliero di colui che ti portò via.
Addio,
un ex naufrago
Carmelo Giuffrida