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Cartoline metaletterarie

CARTOLINE METALETTERARIE

Luisa, Franco, carissimi,
la Maria ed io siamo di nuovo insieme, non preoccupatevi per noi. Luisa, se impari di nuovo a pregare ti prometto che veglieremo noi sulla scintilla che ora porti in grembo. Franco, Maria nostra mi dice di scriverti che adesso non sei mai più via, che ti tiene per mano.
Continueremo a volervi tutto il bene del mondo.
Adesso andiamo a pescare nel Missipipì.
Zio Piero e Ombretta
Alessandra Toscano

Caro padre,
nel 2011 la mia vita è cambiata parecchio! Mi si è sempre raccomandato di non raccontare bugie, ma devo dire che ultimamente la mia capacità torna parecchio utile. Non ho problemi a fare buchi nel muro per appendere i quadri, ho sempre un appendiabiti a portata di mano, le lattine le apro con niente, sono il battitore di baseball più pagato al mondo e…beh..un giorno ti spiegherò perché le signore apprezzano così tanto la mia dote! Essere bugiardi è divertente!
Pinocchio
Gianluca Fontanesi

Caro Cappuccetto Rosso,
quando leggerai questa cartolina io sarò già lontana.
Ah, sapessi, piccola mia, che cosa meravigliosa mi è successa: l’Amore ha bussato alla mia porta.
L’Amore come l’ho sempre sognato: braccia grandi per avvolgermi meglio orecchie enormi capaci di ascoltare per ore bocca immensa per baci infuocati occhi famelici di desiderio e un corpo caldo dentro il quale annegare. Voglio morire divorata dalla passione.
La Nonnina
Mariella Giunta

Londra.
Gentile Signor Direttore della Compagnia,
le annuncio con rammarico che ho portato a termine la missione.
Ho risalito il corso del Congo e ritrovato il signor Kurtz. Sì, Dio mi perdoni, ho risalito il flusso e sono giunto al cuore.
Le presento le mie dimissioni.
Marlow
Alessandra Toscano

Al signor Queneau.
Saluti in esercizi di stile:
Cordiale: esimio, porgo i miei ossequi;
Scaricatore di porto: ciao stronzo!;
Cerimoniale cattolico: la pace sia con lei;
Contadino reggiano: at salòt, fa bèl!;
Rocco Siffredi: cento di queste patate!;
Innamorato sadico: mi manchi ma mi consolo;
Futurista: sgrang, crash, bang, slurp, gnam.
Ipocrita: ti voglio bene.
Gianluca Fontanesi

Seconda stella a destra
Ti guardo da sempre. E mi domando se mai c’è quell’isola che non c’è.
Con Trilly, Peter, i bimbi sperduti, Giglio tigrato. Sono qui sul pianeta terra, non c’è gioia, solo paura e preoccupazione.
Non abbiamo speranze. Non abbiamo desideri. Non giochiamo più.
Sono diventato un dirigente di qualche ufficio pubblico e privato.
I miei pirati lavorano in banca.
Mi mancano le mie avventure, i miei sogni. Mi mancate voi. Come si fa a tornare?
Capitan Uncino.
Giacomo Uncino

Racc. A/R via macchina del tempo.
A Romeo.
Ti scrivo dal 2011. Sono una Donna d’indole romantica, appassionata di Lieto Fine. Mi turba la storia di te e Giulietta! Il vostro Amore è noto ai posteri come tragedia. Vorrei cambiare il corso degli eventi…
A breve, sentirai dire che Giulietta è morta. Non è vero! Sta solo dormendo. Indi per cui, quando ti recherai alla cripta, aspetta che si svegli. Non t’ammazzare! E vivrete felici e contenti! Probabilmente, nessuno di noi saprà di voi, ma, che importa!
Wilhelmina Vagante

Da una località sconosciuta.
Papi,
hai fatto di me quel che hai voluto, mi hai traviata. Adesso ti tocca pagare, pedofilo bavoso! Vendi la casa e fammi un bonifico, addio.
Lolita
Alessandra Toscano

Sorvolando i cieli col mio Sophwith Camel, schivando le bordate di quel dannato Barone Rosso, sfreccio indomito nell’aria. Solo una cosa potrebbe strapparmi al mio viaggio fantastico, ai miei voli di fantasia : l’arrivo del bambino con la testa rotonda e la sua ciotola per l’ora di cena. Prima dell’ennesima notte buia e tempestosa…
Saluti a fumetti,
Snoopy
Penelope Ventisei

Brobdingnag, 4 di Maggio 1704.
Cara Famiglia, penso spesso a voi e mi porto piuttosto bene.
Temo che la mia cartolina vi porrà qualche problema, viste le dimensioni, però ho pensato potesse servire per riparare il tetto di casa.
Farò il possibile per tornare presto.
Vostro affezionatissimo,
Lemuel Gulliver
Alessandro Toscano

Cartolina da Spoon River.
Cara Jenny,
non so se potrai capirmi e perdonarmi, ma io devo andare.
La mia vita è la musica. Come dice Fabrizio, dove finiscono le mie dita comincia la mia chitarra.
I soldi non mi interessano, la mia libertà è andare sotto un cielo vuoto di Dio, senza legami, godendo l’amore che tante donne mi offrono senza chiedermi niente.
Ma sappi che se avrò un rimpianto sarà per te, che sei stata la più bella. Per la tua gonna, stanotte, in quel prato sotto la luna.
Jones
Milena Milani

A Marcel Proust.
Caro Marcel,
sto cercando il tempo perduto: quel fazzolettino che mi fece ricordare la mia infanzia. Fu un soffio, come la vita: ricordai il mio primo giorno di scuola, i miei primi amici, l’adolescenza e le fughe da scuola, i miei primi amori, le mie prime sofferenze..come dice? La sto tediando? Provi a chiedersi in quanti l’avrebbero preferita campione di boccette. Saluti,
Gianluca Fontanesi

Ai miei studi errabondi.
La notte era quieta e dormiva sulli tetti.
La luna in ciel immobile, parea dormia accanto ai cipressi del mio borgo natio.
Io, alla finestra, nel silenzio che tutto copre, miravo al di la della siepe l’infinito errare delli pensieri miei.
Intanto, una donzelletta tornava dalla campagna, bella più che pria.
E la sua giovinezza che se ne fugge tutta via, mi portava a esser lieto perché del diman non v’è certezza.
Alla fin me ne andai al mio letto e, steso, con li occhi che spampinavano di già, mi addormii sognando ancor l’amor che fa rima con cor e dolor.
Giacomo Uncino 

Cartoline in viaggio

CARTOLINE IN VIAGGIO

Quando acquisto un libro usato lo controllo bene, voglio che sia sgualcito e vissuto, pieno di sottolineature e note, meglio se macchiato. Lo leggo e so che è un’edizione unica, fuori commercio. Se tengo a qualcuno non gli regalo un libro nuovo ma uno dei miei, maltrattato inditato, pieno di scarabocchi e appunti.
Questa cartolina dai caratteri regolari, pulitina e scritta al computer immaginatela slabbrata, segnata sbiadita corretta e sporca di non si sa che.
Insomma, immaginate quel che non c’è.
Graziano Gattone

Qui cartoline non se ne trovano. Ho provato a chiedere, ma mi hanno guardato come se fossi matto. Una signora anziana, forse mossa da compassione mi ha parlato di sms, mms, email, chat, facebook, geotag. Sinceramente non l’ho capita, forse usava un dialetto locale. Questa è una vecchia cartolina che ho trovato in valigia, non saprei di dove, ma l’ho tenuta fuori dalla finestra tutta la notte, e ora ha lo stesso odore del mare. Argo è ormai grande ed è sempre più bravo, anche se l’altro giorno mi ha fatto attraversare con il rosso. Grazie per il bastone che mi hai regalato, è leggerissimo.
Filippo Nativo

Conobbi tuo nonno “anima legnosa” quando, ancora bimbo, mi portava al mare d’estate: Anzio, Ostia, S.Marinella…che giornate indimenticabili.
E poi la campanella e la calca quando tuo nonno sbuffando e in ritardo ci riportava a casa con la pelle ancora salata.
Più formale il rapporto con tuo padre, anni ’80, anni tristi e grigi, lunghi viaggi in giro per l’Italia giorno e notte a imparare strane espressioni di divieto e di pericolo in lingue straniere che tuo padre disseminava ovunque, perfino nei bagni!
Keine gegenstände aus dem fenster werfen …ancora fa ridere quando la cito!
Con tuo padre ho capito che l’espresso non è solo un caffè, che rapido non è solo il nome di una tintoria e che accellerato non si scrive così.
Adesso ci sei tu bello, lucido, affusolato, velocissimo e costoso come non mai.
Ti uso, ma non ti amo.
Buon viaggio vecchio treno con i sedili in legno!
Francesco Tàmmaro

È vero, lo ammetto, me ne sono dimenticato. La cartolina l’ho rubata a una turista tedesca, quindi perdona l’uccello del David in primo piano. Il francobollo è fuori corso, ma era il più colorato della mia collezione. L’indirizzo l’ho copiato da una pubblicità di un centro massaggi, e penso anche di aver sbagliato nella trascrizione. Lo so che capirai. Ma c’è una cosa che non mi perdonerai mai: quando ho scritto “ti amo”, era proprio di seconda mano…
Filippo Nativo

Credevo che anche in questo viaggio mi saresti stata accanto.
Mi illudevo che mi avresti seguito ovunque. Anche se a volte sei stata un peso, eri sempre pronta ad aprirti, per me. Senza di te, sento un grande vuoto. Dove sei?
Ho bisogno di te, valigia.
Teresa Fusco

Volevo farvi un salutino veloce, prima di arrivare.
Non chiedetemi cosa vedo perché ho iniziato a scrivervi proprio nel bel mezzo di una galleria. Ma sai com’è, quando mi prende voglia di scrivere non posso aspettare. E poi mi mancate già, anche se sono appena partito.
Se avessi iniziato a scrivere cinque minuti prima, vi avrei descritto le cortecce degli alberi bagnate dalle raffiche di pioggia, il verde fluorescente dell’erba ai lati della strada, il cielo plumbeo squarciato dai fulmini, l’asfalto bagnato che rifletteva le auto davanti, gli stop che s’illuminavano come un tramonto, l’odore di pioggia e di gomma bruciata, e il rumore del vento e dei vetri infranti. Ma non potevo, avevo le mani occupate. Perdonatemi, devo salutarvi, la luce in fondo al tunnel è vicina ormai.
Vi amo, tutti. Filippo
Filippo Nativo

Cannobbio 24/08/07.
Guardo le ondine che si rompono sulle pietrine. Il proprietario di un bar mi spiega con un sorrisino di superiorità che chiamano la sponda opposta del lago la “magra”: poche ville, pochi soldi, deturpata dalla ferrovia che ai tempi portava lavoro e un minimo di benessere. A Cannobbio non la vollero, stavano già bene.
Separati da un po’ d’acqua ferma ricchi e poveri si fronteggiano.
Graziano Gattone

Caro viaggiatore,
si può sapere dove sei finito?!
Ricordo ancora quando, generoso di sentimenti e parole, amavi riempire ogni mio piccolo spazio, facendoti strada con le mani attraverso la mia piccola fessura. Le dita che mi violavano erano talmente tante, che diventava impossibile quantificare l’orgia di gioia, saluti e amore di cui ero solita nutrirmi. E quando la temperatura aumentava e il sole scottava, le mani diventavano di più e ancora di più…
Poi, un giorno, più niente… sentivo solo parlare di MMS… e un gran vuoto dentro!
La cassetta delle lettere
Olga Pervenuti

Firenze 23/03/06.
In piazza S. Spirito, al 17 rosso, un piccolo negozio con solo un occhio di vetrina che esibisce solo un paio di scarpe da uomo in cuoio ribattuto, fattura eccellente, finiture curate. Accanto solo un cartello scritto in stampatello: Scarpe su misura. L’antica tradizione che si tramanda, l’artigianato toscano che ha fatto grande l’Italia. All’interno due figure senza età, una china che lavora, l’altra che insegna e controlla.
Due donne, ambedue cinesi.
Graziano Gattone

Al mio padrone.
Hai dimenticato la giacca al ristorante con me nella tasca. Un cliente cleptomane l’ha presa con se: era un giapponese in tour in Italia.
Il turista si spostò a Roma e perse i vestiti in una bisca clandestina in Vaticano; la giacca fu vinta da un sagrestano di 180 chili, che a sua volta la barattò con una forma di parmigiano di plastica. Il rigattiere, contento della sua giacca nuova, fece un viaggio in Cina per lavoro, mi trovò nella tasca e mi vendette spacciandomi per un feticcio Maya.
Mi trovo a Hong Kong, in una teca.
La tua dentiera
Gianluca Fontanesi

Dalla colonia estiva.
Ciao mamma e papà,
faccio tanti bagni e mangio tutto!
Lecco il francobollo e sento salire le lacrime.
Appena mi sveglio ho paura di muovere anche gli occhi.
Un altro giorno (tutto intero) in quella casa dei fantasmi.
Sempre col rumore delle onde a entrare anche nei sogni.
Io come una zattera, portato via.
Senza neanche il profumo della cucina di mamma.
Anna Maria Arcobaleno

Ad Arthur Rimbaud.
Un sogno incredibile.
Le tue favole mi hanno condotto ovunque. Il vento del deserto del Sahara mi ha riscaldato il viso e le onde del Mediterraneo mi hanno fatto ballare. Non ti dimenticherò mai.
Il tuo miglior lettore,
Michele Del Piano

Vedo nitidamente i raggi del sole, schegge di sapone di Marsiglia profumate di luce, che dal fuori trafiggono le gelide pareti della stanza martoriandola come un San Sebastiano lusingato a morte dalle Frecce Tricolori che ne spillano Sangue di Giuda, corposo, tannico, rossonero ma non milanista, che bevo respirandone il calore da “Rock the Casbah” e il rumore, che tocco come fruscianti pagine di un Naked Lunch pomeridiano…
Che c’entra tutto questo col viaggio?
Beh… mi sono appena fatto un acido.
Graziano Gattone

Sano rock di sottofondo.
Brilla quanto basta.
Lecco il francobollo per raggiungerti
mentre la buca delle lettere mangia il mio pensare.
Anna Maria Arcobaleno

Meta mia,
ti ho raggiunta dopo anni di vele spiegate fra queste acque impietose.
Sono esausta, di quella stanchezza che spegne la pelle e lo sguardo.
Dei miei compagni di viaggio, alcuni si sono sciolti al sole, altri trasformati in polvere di salsedine. Qualche fortunato si è dissolto nel vento in un batter di ciglia.
Quanti inviti dal nulla avrei potuto raccogliere anch’io. M’è mancato il coraggio. E ora che ti ho raggiunta, cosa faccio?
Non ricordo perché sono partita. E forse non l’ho mai saputo.
Mariella Giunta

Questa è una cartolina fotografica: la prima volta fuori dall’Italia per i cazzi miei.
Il dove è lapalissiano, il quando è scritto nell’abbigliamento, il mio modo di essere nell’atteggiamento. Per gli inesperti aggiungo che il pacchetto di nazionali semplici era infrattato fra calza e gamba destra: sigarette sempre stropicciate e un po’ pelose.
Un bel viaggio nella memoria per chi ha i miei anni, in un altro mondo per tutti gli altri.
Graziano Gattone

Questa volta sono proprio andato lontano, che a girarsi indietro vengono le vertigini. Ero indeciso se partire, lo sai, ma il biglietto regalatomi dalla tua incertezza è stato, ironia della sorte, assolutamente decisivo. Anche le tue paure sono state deliziose, hanno scelto un albergo caldo e accogliente, ringraziale la prossima volta che verranno a farti visita. A volte mi manchi, lo ammetto, ma quella tua incapacità di amare mi tiene occupato tutto il giorno, e tempo per i ricordi ne rimane poco. Forse il momento peggiore è all’imbrunire, quando il sole della volontà tramonta e le ombre dei rimpianti hanno le sembianze dell’amore, facendomi tremare. Ma la luna della ragione, per quanto fredda e lontana, è sufficiente a illuminare una pallida illusione. Prima di salutarti vorrei ringraziare anche la tua vigliaccheria. Senza di lei, probabilmente, non sarei qui.
Addio.
Filippo Nativo

Cara Adri,
eccomi qua dopo una lunga e faticosa risalita. A questa altezza mi sembra di dominare due terre che un tempo sono state molto legate tra loro.
Piedi avvolti in “peduli” di iuta hanno attraversato questi sentieri.
Viaggi di speranza, a volte senza ritorno.
Per fortuna oggi è una splendida giornata e i raggi del sole penetrano nel terreno riscaldando anche il passato.
Un abbraccio dal Monte Generoso,
tua Cy
Cinzia Botta

Scrivere seduta su di un treno è difficile. Ma questo facevo.
Entrando nella galleria, invece, fantasticavo mentre si alternavano il vuoto e il pieno delle pareti.
Ho sentito lo scoppio. Ho visto il fumo. Ho tremato di paura. E sono morta.
Rapido 904. Ore 19.08. 23 dicembre 1984.
In valigia uno stupido regalo, bruciò. Ancora mi domando perché. Ancora sento dolore.
Anna Maria Arcobaleno

Dalla Germania con amore/1^.
Amburgo.
Sbucare in una piazza grandissima “ah, adoro piazze e prospettive”, e scoprire che invece è un lago. Il lago piccolo, nel centro della città.
Tutt’intorno belle case dai colori pastello, e alberi, alberi a non finire.
Festival di colori autunnali, che riempiono gli occhi e poi giù fino all’anima. Gialli e rossi, ocra e viola, verde e ruggine.
E tappeti croccanti di foglie cadute sotto i passi. E quel colore da viale del tramonto…mi si addice.
E te lo dedico
Elisa Emmebi

Dalla Germania con amore/2^.
Oggi è il giorno del Baltico.
Arriviamo a Lubecca in treno, sotto una pioggerella sottile e leggera.
È una bella città medievale, a pianta ellittica, mi ricorda Canterbury. La piazza della Ratahaus è magnifica, di colori e proporzioni. Bianco luminoso, mattone e oro, e i grandi fori per lasciar passare il vento dal Baltico. Ti scrivo dall’elegante caffè della piazza, purtroppo dalla sala interna, perché nel frattempo la pioggerella si è trasformata in pioggia battente.
Elisa Emmebi

Dalla Germania con amore/3^.
Travemunde.
Ora siamo sulla terrazza di un ecomostro: 35 piani di cemento sulla spiaggia sono un pugno nello stomaco. L’unico modo per cancellarlo dalla vista, è salirci. Da quassù,un panorama mozzafiato: canale, fiume, bosco giallo e rosso, striscia di spiaggia bianca e fine, linea d’orizzonte sul baltico sotto un cielo contrastato. Aria acqua terra, colori incredibili. Scendiamo a camminare sulla sabbia e toccare l’acqua nel momento di un crepuscolo argentato.
Elisa Emmebi

Dalla Germania con amore/4^.
Blankenose, anticamente villaggio di pescatori, è davvero un bel quartiere. L’èlite di Amburgo che abita qui non ha neppure bisogno di tirar fuori l’auto dal box: una piccola navetta detta ‘capretta dei monti’ si inerpica sulla collina fino al castello.
Qui c’è tutto: il fiume con l’imbarcadero, la collina, i parchi. e il tramonto sfolgorante che ti mando.
Elisa Emmebi

Dalla Germania con amore/5^.
Amburgo.
Questa mattina una striscia di sole all’orizzonte inonda la camera. Ed ecco il regalo dell’ultimo giorno: una luce sfolgorante su questa domenica. I colori che abbiamo conosciuto smorzati nel grigio prima e lucidati dalla pioggia poi, ora sono ripennellati e sbalzati sullo sfondo di un azzurro brillante di cielo e acqua, di lago e canali. Canottieri a filo d’acqua e di cielo.
Troverai il mio amore nel blu.
Elisa Emmebi

Cartoline introspettive

CARTOLINE INTROSPETTIVE

Fuori piove notte e piovono note. Musicano nere gommose dalle dita di Bach. Cadono a terra rimbalzano due volte le ho contate. A volte tre volte come ragni. Note ragni che fiumano e salgono e si finestrano entrando nel letto e io non riesco a dormire ho paura. Dov’è il biondo camice bianco grandi tette che fa tic tac quando arriva? Cerco coltello ma trovo cucchiaio; cucchiaio non taglia. Ho paura. Urlo e tic tac biondo camice bianco grandi tette corridoia e mi pillola in bocca, bicchierandomi acqua. Fuori piove notte e piovono note, musicano nere gommose e li cucchiaio in aria prima che mi orecchino e mangio musica nera gommosa e mi addormento. Oggi notte però cartolino. Domenica mattina mi vieni a trovare o sarai ancora morta?
Simone, (Ospedale Psichiatrico Giudiziario F. Saporito, Anversa)
Filippo Nativo

Desidero che tu sappia che la mia vita scorre guardando il display di un telefono che non si illumina, una porta che non si apre e aspettando una sorpresa che non arriva. Ti scrivo allora, perché tu senta che non occorre che ritorni: il dolore che ha provocato la tua assenza è da tempo una sicura compagnia, e come sai io sono fedele…
Pieranna D’Alberti

Mia adorata Gina,
qui la vita procede.
C’è sempre la primavera. E l’amore. Il cielo è sempre blu. Le nuvole corrono rapide nel cielo. Al parco dove andavamo, i bambini giocano sempre come piaceva a te.
Sto leggendo quel libro che adoravi. E avevi ragione. E’ bello.
Provo sempre emozioni. Anche a ricordare come tu mi baciavi, senza infinito.
Vorrei tanto che tu fossi come eri. Piena di vita. Vengo tutti i giorni da te. E tu stai li. Come una pianta. Sempre verde, sempre bella. A volte mi domando che senso ha.
Vorrei staccare tutto e farti morire. Farti andare via, non so dove. Ma penso che sarebbe un posto più bello di dove sei ora.
Eri così… Viva.
Mi manchi. Mi manco, senza te.
A Ospedale XXX Reparto terapia intensiva. Roma.
Giacomo Uncino

Un paesaggio assolutamente perfetto.
Niente da dire.
Guardare quei seni affacciarsi sulle lenzuola, i fianchi imponenti che rubano luci e ombre al profilo lontano dei cuscini, le gambe trattenute nel sonno dalla spirale delle coperte. Assolutamente perfetto. E il lago profondo dei capelli corvini, la bocca socchiusa che tramonta all’orizzonte… tutto assolutamente perfetto, ma non mi sento molto bene, mi sento vuoto, avariato. È la malaria della vita, quel male che mi prende quando non sono a casa. E questa stanza d’albergo, non è casa. E quella donna non sei tu. Ed è così tutto perfettamente diverso dall’amore. Non so se ti spedirò questa cartolina; la cartolina di uno squallido albergo di periferia. Così lontano da quel convegno di cui ti avevo parlato. Così lontano da quella felicità che mi ero raccontato.
Filippo Nativo

Ipotetiche cartoline – 5
È l’ultima cartolina. So che non hai mai letto nulla. Ti bastava guardare la firma per deciderlo. Quando te ne sei andato, hai detto che avresti reciso ogni legame. Neanche gli odori avresti rammentato. Ora sono partiti tutti. Il paese sbiadisce; molti vicoli sono scomparsi. Tengo in piedi solo alcuni muri, qualche scorcio, la piazza. Con i ricordi. Ancora per poco. Poi sarà come vuoi. Come se non ci fosse mai stato.
Tiziana Ortelli

Non riuscirei a raccontarti la bellezza che mi inonda gli occhi. Resterò qui, ancora per un po’…a tirare le sottane del giorno, perché non vada via, prima di aver preparato il sentiero alla trasparente meraviglia delle lacrime.
Teresa Fusco

Cara Cri,
sono stanca e vorrei riposarmi.
Mi hai sfruttata, con la scusa di farmi viaggiare in libertà. Ti sei aggrappata alle mie ali e hai volato a sbafo. Quante volte, stanca, ti ho supplicato di concedermi una breve pausa? Tu, niente.
Imperterrita, hai continuato a considerarmi una tua proprietà di cui poter disporre senza permesso, ogni volta che avevi voglia di creare, di scrivere. Ora mi sto prendendo un attimo per rigenerarmi. Guardo un po’ in giro, curioso tra la gente. Ti servirò, in futuro. Quindi, abbi pietà: lasciami tranquilla. Saprò farmi perdonare.
La tua fantasia
Cristina Prina

Cara Nina,
sapessi il dolore che ho nel cuore.
Lavoro duro, sotto terra. Non vedo il sole da giorni. C’è puzza e basta una scintilla per andare al creatore.
Mia Nina bellissima, mi mancano i tuoi occhi, il tuo sorriso. Ma qui, dove rischio la morte per quattro soldi da mandarti, quegli occhi e quel sorriso sono la vita e mi fanno andare avanti.
Mia Nina adorata, baciami Maria e Marco. Se resisto, è per voi. È brutto nascere poveri.
Carmelo
Giacomo Uncino

Solo così posso dirti addio.
Quell’addio che non riuscii a dirti mentre nella notte fingevo di dormire, appropriandomi fino all’ultimo istante del tuo respiro lieve accanto a me.
Odio questo stesso treno che mi portò da te in quella fresca mattina di primavera.
Quanto amore in quel nostro primo bacio e in quelli che seguirono negli anni.
A te, Vita mia, lascio il mio cuore.
A me restano i ricordi di un Sogno in valigia.
Irene Bolognesi

A lui.
Siamo pezzetti di anima scomposta dal vento e dalle notti del nostro vivere abbiamo dentro l’infinito e l’essenza del tutto e del niente.
Siamo un vuoto pieno di tutte le emozioni che riesce a contenere.
Un numero infinito.
Siamo solo fragilità dura e assenti a noi scivoliamo spesso in dense acque scure e la notte ci abita.
Deborah Campolo

Cartoline fantascientifiche

CARTOLINE FANTASCENTIFICHE

Centro Intergalattico Smistamento Posta.
Cari genitori,
vi mando questa cartolina visto i problemi di telefono dell’ultima volta.
VENITEMI A PRENDERE IL PRIMA POSSIBILE.
P.s. il fatto che tutte le volte che si fa un viaggio mi dimentichiate da qualche parte comincia a darmi dei forti dubbi.
Il vostro amato, spero,
ET
Graziano Gattone

Al futuro.
Ora, non voglio polemizzare, posso capire i tuoi problemi, ma vorrei che ti mettessi nei miei panni. Sono cresciuto guardando film e telefilm che mostravano gli anni 2000 con edifici dalle forme armoniche e svettanti; strade multilivello con auto ovoidali, aerodinamiche lucide e silenziose sospese su invisibili cuscini d’aria, e con sportelli che si aprivano ad ali di gabbiano; uomini e donne in eleganti tute minimali con capelli a caschetto color platino e occhiali argentati. Vedi, oggi è il 4 maggio 2011, mi vuoi spiegare come mai ho davanti una Fiat Panda azzura guidata da una rincoglionita vestita come Maria Stuarda con la permanente color triglia d’autunno e gli occhiali di Sandra Mondaini, mentre sono fermo in coda su questa cazzo di tangenziale a Sesto San Giovanni?!
Caro futuro… ma vaffanculo va’!
Filippo Nativo

Cratere Shackleton – Base Lunare Alpha – 19 Aprile 2025
Carissimi,
spero questa cartolina vi arrivi, l’ho affidata alla capsula spaziale che fa la spola tra Terra e Luna.
Non so da dove iniziare… Stiamo costruendo la base lunare vicino al Cratere Shackleton, e viviamo in alloggi a 4 metri sotto terra, protetti da uno speciale scudo per le radiazioni. Mi sembra tutto così assurdo e così eccitante allo stesso tempo. Oggi abbiamo persino passeggiato nello spazio! Poi, all’improvviso, ho visto la Terra! Così grande e così vicina che mi sembrava di poter nuotare fino a lì e toccarla. E mi è presa una gran malinconia, uno sconforto indicibile. perché l’abbiamo ridotta così male da doverla abbandonare? Eppure da qui è così bella… mi manca poter respirare liberamente, poter cogliere un fiore, tuffarmi nelle acque del mare, bagnarmi sotto la pioggia, stendermi al sole. E mi mancate voi.
Vi amo.
John Smith, membro dell’equipaggio NASA
Barbara Palombi

Ho sempre sognato di toccarti, di poter finalmente vedere tutto quello che ho immaginato in secoli di fantasie.
Ho sempre sognato di poter vedere un cielo diverso, da un’altra prospettiva. Ma ho tanta paura che arrivando mi tratteresti da estraneo, mi esilieresti impaurita su qualche altro scoglio simile al mio, dal quale fuggirei alla volta del mare. Non mi resta quindi che aspettare, indeciso se arrivare all’improvviso, facendomi coraggio o restare qui, sul mio relitto di mondo.
Anche se non sei mia, ti amo… Terra!
Uno sconosciuto Marziano
Sara Leda

Caro Roy,
il mio tempo si sta concludendo. Molto ho viaggiato e imparato e molto devo ringraziare coloro che me lo hanno permesso concedendomi anche quest’ultimo desiderio: tornare a morire nel mio mondo morto. Voi non ci sareste senza di loro, non dimenticatelo mai. Io li seguii senza capire, nessuno aveva capito. Non era un incontro, stavano raccogliendo specie in via d’estinzione. Voi, cloni dei miei cloni, siete il futuro, la razza umana nata fra le stelle, io, l’ultimo dei terrestri.
Roy Neary
Graziano Gattone 

Cartoline dal Passato

CARTOLINE DAL PASSATO

14 del mese di Nisan.
Eccellentissimo signor Faraone,
le mando questa mia dal Mar Rosso.
Noi ce ne andiamo a casa.
Tratti bene le Piramidi, perché la prossima volta se le deve costruire da solo.
Mosè
Alessandra Toscano

Livia,
mia amata, sento la tua mancanza ogni giorno di più. Il profumo di salsedine e scorze di limone mantiene vivo il ricordo che ho di te, ma siamo ormai prossimi alle Calende di Settembre e sono quasi due mesi che la tua famiglia ti ha riportata a Roma. Siedo sotto l’arco del Foro, accanto al mercato dove per la prima volta ho incontrato il tuo sguardo. Ricordi? La tua ancella sorrideva maliziosa e le tue gote si imporporavano. Osservo i pescatori che ritornano alle loro case: oggi non si esce in mare, una nuvola scura si innalza sopra la montagna e le vecchie del paese mettono in guardia dalla terra che trema. Ma qui, lo sai, la terra brontola sempre, da anni. Qualcuno appronta i carri e le some e pensa di mettersi in viaggio prima dell’ora quarta. Io no, io resterò qui ad aspettare il tuo ritorno. Non mi muoverò di un passo da questo arco, dovessi anche restare qui per l’eternità. Ercolano, 25 agosto 79 d.C.
Zirvia Scatolini

Cara famiglia,
il viaggio è stato lungo e difficile, ma siamo sbarcati sani e salvi in continente. Ci hanno sfamati, ma la popolazione ci evita, ci disprezza. La nostra pelle più scura nasconde la nostra voglia di lavorare e ricominciare una nuova vita. Ma con l’aiuto di Dio, qualunque sia il suo nome, confidiamo in una nuova possibilità.
Con l’affetto di sempre,
Carmine vostro.
Ellis Island 22 gennaio 1911
Alessandra Toscano

Vienna 24 giugno 1815.
Caro Napoleone,
ho saputo del disastroso esito della battaglia.
Mi hanno detto che non eri tanto in forma a Waterloo e mi sono venuti i sensi di colpa. Lo so che avevi detto di dover fare una cosa molto importante e che volevi stare leggero, ma ci tenevo tanto a farti assaggiare quelle salsiccette di maialino sardo! Purtroppo col caldo e l’umidità hanno preso un parassita. Mi hanno detto che hai passato una nottataccia e che sul campo non eri lucidissimo!
Non tenermi il broncio, ti prego ?
Tua Leopoldina
Mariella Giunta

Ad Adolf Hitler.
Ciao baffetto,
ti faccio compagnia tra le fiamme dell’inferno; perché ti scrivo? Perché voglio che mi vedi bruciare: di vita, di speranza, di gioia. Non siamo più numeri, sai? Siamo persone e abbiamo un’esistenza normale; ora rivoltati, contorciti, impreca fin che vuoi, tanto hai perso. Clamorosamente.
Il mondo ha i suoi difetti tutt’ora, ma senza di te è più pulito.
Un ebreo qualunque
Gianluca Fontanesi

Mia moglie adorata,
ci hanno chiusi in questo campo.
Gridano sempre. Urlano. Odio la loro lingua. E’ così dura. Hanno occhi di morte. Mi manca la vita.
Come abbiamo fatto a credere a Mussolini, a questi pazzi che volevano dominare il mondo e ora ci fanno crepare perché anche loro stanno per morire? Ho visto ebrei mandati a morire così. Bambini, cazzo. L’età dei nostri figli. Che colpa hanno? Forse è colpa anche nostra. Di aver creduto al male.
Sottotenente Marco Baldi, Regio esercito italiano
Giacomo Uncino

Epitaffi V.M 14

EPITAFFI V.M.14

EPITAFFIO DI UN PORNO-DIVO
Fu un uomo eretto.
Barbara Palombi

EPITAFFIO DI ROCCO SIFFREDI
Visto che marmo?
Floriana Plebani

EPITAFFIO DI ROCCO SIFFREDI
Era tutta farina del mio pacco
Gianluca Fontanesi

EPITAFFIO DI UNA NINFOMANE
Profanatemi!
Gianluca Fontanesi

EPITAFFIO DI UN PORNODIVO
Niente fiori ma opere di pene!
Manuela Faggian

EPITAFFIO DI UN LATIN LOVER
Non preoccupatevi per me: sto benone, qui è eterno: stretto, buio e umido.
Roy Roberto

EPITAFFIO DI UN LATIN LOVER 2
Qui giace lo stanco membro.
Roy Roberto

EPITAFFIO DI ROCCO SIFFREDI
Non porno più.
Simone Scalzini

Epitaffi Surreali

EPITAFFI SURREALI

EPITAFFIO DI UN UOMO SFORTUNATO
Visse di niente, morì di tutto.
Alessia Massari

EPITAFFIO SU UN LOCULO PREGIATO
Qui i marmi sono di onyx of Pakistan e le fioriere di cristallo di Rocca, ma io non ci sono. Mio figlio mi ha dato come ultima dimora il vecchio congelatore dello scantinato e, con la mia ricca pensione, continua a vivere da bamboccione.
Carmelo Giuffrida

EPITAFFIO DI UN’ONDA
M’infransi con tutto l’impeto della mia forza, spumeggiando in un orgasmo finale.
Di Gladyo Venere

EPITAFFIO DI UN TRAMONTO
Dipingendo l’arcata celeste di vividi colori, abbracciai le tenebre nell’atto finale.
Di Gladyo Venere

EPITAFFIO DELLA PIOGGIA
Partorita da nubi sospinte dal vento,
accolsi la vita donando le mie lacrime,
perdendomi poi nell’amore di un raggio di sole,
evaporando.
Di Gladyo Venere

EPITAFFIO MATEMATICO
Tra parentesi quadre e graffe, giunsi all’equazione finale.
Di Gladyo Venere

EPITAFFIO DI UN ARCOBALENO
Nell’arco di un istante, congiungendo la terra al cielo, mi dissolsi dentro una colorata illusione.
Di Gladyo Venere

EPITAFFIO UCRONICO
Qui non giace Adolf Htler.
Qui giace l’Umanità in quanto tale.
Eleonora Desiderio

LA MUSA
Con me, perisce la tua Arte…
Eleonora Desiderio

EPITAFFIO DI UN DIO
Sono risorto
Sono risorto…
Sono risorto!
Padre,
adesso facciamogli il culo.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UN INTERISTA
Spero nella reincarnazione,
per vederla vincere di nuovo
una vita non basta.
Graziano Gattone

LUIGI/CESARE SCROLLO (1925-2011)
Gemelli: Cesare morì poco dopo nato, o forse Luigi.
Luigi visse fino a 86 anni, o forse Cesare.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UNO SCETTICO PATOLOGICO
Credo sia solo morte apparente.
Marcello Perugia

EPITAFFIO DELLA SPERANZA
Mi hanno sepolta, ma sono ancora viva.
Milena Milani

EPITAFFIO DELLA SEMPLICITA’
Se ne andò in silenzio, in quel silenzio dove era sempre vissuta, senza fanfare o discorsi sciocchi.
Patrizia De Vincentis

EPITAFFIO DELL’ONESTÀ
Qui (non) giace l’onestà
essendo morta in piedi.
Patrizia Fiori

EPITAFFIO DELLA SALERNO-REGGIO CALABRIA
Terminata. Finalmente!
Rosalinda Tridente

Epitaffi Socio-politici

EPITAFFI SOCIO-POLITICI

EPITAFFIO DEL GOVERNO TECNICO
Le tasse e la morte sono le uniche cose certe.
Barbara Palombi

EPITAFFIO DEL CAPITAN SCHETTINO
Vada dentro, cazzo!
Barbara Palombi

EPITAFFIO DEL CAPITAN SCHETTINO – 2
Ei fu… ggì.
Barbara Palombi

EPITAFFIO PER UN POLITICO ONESTO
Qui giaccio, ma si sappia che questo loculo è stato preparato a mia insaputa, denuncerò i responsabili.
Carmelo Giuffrida

EPITAFFIO DI UN ITALIANO VITTIMA DEL GOVERNO MONTI
Qua frigor mortis, la’ rigor Montis
Eleonora Desiderio

EPITAFFIO DI UN POLITICO
Per l’ultima volta andò all’urna.
Gianluca Fontanesi

EPITAFFIO DELLA LETTERATURA
Fabio Volo.
Gianluca Fontanesi

EPITAFFIO DI UN LADRO
Il mio errore fu non entrare in politica.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DELLA LIRA (trovato in un caveau della Banca d’Italia)
Assassini! Ve ne pentirete…
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI ANDREOTTI (14/01/1919…)
Meglio non metterselo in casa.
Seguono firme:
Dio
Allah
Brahma (per la Trimurti)
Buddha
Confucio
Olorun
…….
……
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UN PICCOLO AZIONISTA PARMALAT
Se lo sapevo mi davo all’alcol.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UN OPERAIO
Anche qui
in cassa!!!
Manuela Faggian

EPITAFFIO DI UN UOMO POLITICO
Non sono dipartito: è solo un’invenzione dell’opposizione.
Marcello Perugia

EPITAFFIO DI UN ITALIANO
Finalmente ho un posto fisso!
Marcello Perugia

EPITAFFIO DI UN DIVERSAMENTE ABILE
Vado incontro a nuova vita.
Senza barriere.
Marina Paolucci

EPITAFFIO DI UN COMMERCIANTE di-PARTITA IVA
Si muore.
Michele Lopopolo

EPITAFFIO DI SCAJOLA
Il loculo non è mio. Se scopro chi mi ha messo qui dentro, lo denuncio.
Michele Lopopolo

EPITAFFIO DI UN SINDACALISTA
Mi hanno amato almeno un milione di persone anche se la questura dirà che sono state al massimo mille.
Michele Lopopolo

SILVIO BERLUSCONI
Torno fra tre giorni.
Paolo Amato

EPITAFFIO DELLA DEMOCRAZIA
Non è morta.
Sta solo riposando sotto terra
come il grano seminato.
Patrizia Fiori

EPITAFFIO DI MONTI
Non era questo che intendevo con: fate cassa…
Penelope Ventisei

EPITAFFIO DI MARRAZZO
In vita fu come una pentola d’acqua bollente: sempre a 90 gradi…
Penelope Ventisei

EPITAFFIO A STELLE E STRISCE: TOMBA PRESIDENZIALE
Bara-ck Obama.
Penelope Ventisei

EPITAFFIO DI ELSA FORNERO
Non piangete, ci penso da me!
Penelope Ventisei

EPITAFFIO DI MARIO MONTI
C’è crisi : niente bare nè urne, ma saliere dove riporrete un pizzico delle vostre stupide ceneri. Non vogliamo essere commissariati.
E mentre uscite dal mio mausoleo, non calpestate il mosaico originale bizantino sul pavimento.
Penelope Ventisei

EPITAFFIO DI BOSSI UMBERTO
Se mi ristrutturate il loculo, avvisatemi prima, ca@@o!
Roy Roberto

EPITAFFIO PER UN DISOCCUPATO
Finalmente un posto fisso
Sabatino Simonicca

EPITAFFIO DELLA DONNA IN CARRIERA
Correva sempre ma qualcuno lassù ha pensato a fermarla
Silvia Inserillo

EPITAFFIO DELL’ITALIA
Accerchiata dai mari , fu affondata da ”monti ”
Silvia Inserillo

UN POLIZIOTTO
Chiamami pure sbirro. Ma difendevo lo Stato e lo Stato non difese me.
Temporaneamente Assente

EPITAFFIO DI D’ALEMA
Una vita ai vertici di tutto, senza mai contare un ca@@o.
Victor Laszlo

EPITAFFIO DI FINI
Vediamo se almeno nell’aldilà c’è qualcuno a cui non stia sulle palle.
Victor Laszlo

EPITAFFIO DI BERLUSCONI
Che io fossi morto sono le solite menzogne dei giornali comunisti. I sondaggi dimostrano il contrario.
Victor Laszlo

EPITAFFIO DI CASINI
Casini chi?
Victor Laszlo

EPITAFFIO DELLA FESTA DEI LAVORATORI
Abdicò in favore della giovane Festa dei Disoccupati.
Wihlelmina Vagante

Epitaffi Sentimentali

EPITAFFI SENTIMENTALI

EPITAFFIO DI UN AQUILONE
Lo ricordano tutti nell’atto di compiere l’ultimo viaggio verso un posto che conosceva bene.
Alessia Massari

EPITAFFIO DI UN BACIO
Sono nato e morto sulle labbra di qualcuno che non mi ha mai dimenticato.
Alessia Massari

EPITAFFIO DELLA PICCOLA FIAMMIFERAIA
Tutto il mio mondo entrava in una scatola di cerini.
Qui, mi pare di avere così tanto spazio che il buio è meno buio, e il freddo se n’è andato.
Alessia Massari

EPITAFFIO DI UNA STELLA CADENTE (10 agosto, ogni anno)
Caddi senza fortuna. Rimase di me solo l’eco di una gioia appena intravista.
Alessia Massari

EPITAFFIO DI UNA CAREZZA MAI DATA
Riposa per sempre nella punta delle dita di un uomo freddo anche da vivo.
Alessia Massari

EPITAFFIO DI UNO QUALUNQUE
Volevo essere semplice:
semplicemente passare.
Essere dimenticato,
ispirare un sorriso.
Andrea Giuffrida

EPITAFFIO DI UN TACITURNO
E venne il silenzio a prenderlo,
ed era come lo immaginava.
Non disse nulla,
sorridendo come un vecchio amico,
gli porse la mano.
Andrea Giuffrida

EPITAFFIO DELL’AMORE
L’abitudine e la noia mi hanno ucciso, lentamente.
Ora giaccio qui, lontano dai cuori, non visto da chi non vuol vedere,
sotto uno strato di gelida indifferenza.
A chi mi credeva eterno, io dico: tornerò, più e più volte.
In nuove vite, nuovi occhi, con nuovi nomi, magari Anna, o Elena, o magari Francesca.
Sarò diverso, ogni volta unico. ?
E non ricorderò nulla del mio passato.
Barbara Palombi

IRONIA DELLA SORTE
Qui visse, mori e venne sepolta.
” I fiori non ti mancheranno mai moglie mia”.
Augusto il becchino – tuo marito
Brigitta De Tempi

Non rammento da dove arrivasti.
Non saprei dire che cosa tu cercassi.
Ma so bene cosa portavi! Amore
Castrese Esposito

EPITAFFIO DI UN ASTRONAUTA
Sarò per sempre con le mie stelle.
Castrese Esposito

EPITAFFIO DEL SOGNATORE
Son divenuto sfumatura di giallo nel blu notturno.
Castrese Esposito

EPITAFFIO DI UN ARTISTA
Oggi mi hanno portato via i colori.
Castrese Esposito

EPITAFFIO DI UN SOGNO
Mi infransi sugli scogli di un’isola poco felice, la chiamai Realtà.
Castrese Esposito

Ho smesso di sognare. Ora creo sogni.
Castrese Esposito

EPITAFFIO DI UNA CLAUSTROFOBICA
Odio questo luogo chiuso.
Scrivete il mio nel mare…
Deborah Campolo

FRITTELLA
gennaio-luglio 2004
Adorato Luca, il tuo passaggio troppo veloce nella vita è stato così intenso che continueremo a rigirarti come una frittella nei nostri sogni e nelle nostre parole. L’ombrello di questo pino ti custodirà e il treno che passa qui dietro ti terrà compagnia finché la grande onda ti porterà il tuo babbo.
Elisa Bogonovo

PIERO MILESI
Occhi dolci e sorriso disarmante, cercavi l’armonia in ogni nota. Ora sei tra le anime salve posate sulle nuvole, e vivi con noi nella tua musica. Passeremo a lasciarti un papavero correndo verso il mare alla punta della madonnina.
Elisa Borgonovo

Mario Angeli (1952, …..)
Senza fratelli o sorelle, i genitori ormai morti,
nessuna moglie o amante, nessun figlio.
Parenti lontani dai rapporti lontani,
amici persi e in altro indaffarati.
Mangio, dormo, cammino, vivo insomma, ma nessuno se ne accorge e nessuno si accorgerà della mia morte.
Nessuno mi scriverà un epitaffio,
lo faccio io, ora,
compiangendo la mia vita
e piangendo la mia morte.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UN AMORE
C’è chi lo scrive tutti i giorni, chi poche volte nella vita, chi una sola, chi mai.
C’è anche chi non lo deve scrivere non avendolo mai conosciuto,
poi, quando sarà la sua ora, avrà un ben triste epitaffio.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UN SOGNATORE
Decise di non svegliarsi più.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UN SINGLE
La mia vita fu piena di conoscenze amicizie e amori
ma non vissi con nessuno,
me la stroncò un incidente stradale,
ero in compagnia ma morii io solo,
da perfetto single.
Graziano Gattone

EPITAFFIO DI UN’ONDA
Si spinse per curiosità fino a riva.
Morì di noia.
Mariella Giunta

EPITAFFIO DELLE PAROLE PERDUTE
Nell’ accavallarsi disordinato dei pensieri
sgomitando in gola per darsi voce
lottarono, tremando, per l’ultima partita,
Ma vinse il silenzio,
e perse la vita.
Mariella Giunta

EPITAFFIO DI UN PILOTA
Stavolta ho preso un volo senza ritorno.
Me la saprò cavare, come se fossi a casa.
Amo il Cielo.
Un giorno poi lo esploreremo insieme.
Marina Paolucci

EPITAFFIO DI UN ESPLORATORE
Parto. Non è una novità.
Ho messo in valigia i vostri sorrisi. Come al solito.
Vi voglio un mondo di bene!
Arrivederci!
Marina Paolucci

EPITAFFIO PER UN BIMBO CADUTO IN GUERRA (E PER OGNI ALTRO BIMBO VOLATO IN CIELO)
Ti accolgano gli Angeli, in un abbraccio di luce.
Con loro, fai un girotondo. Intorno al mondo.
Lassù, gioca. Interminatamente.
Sposta nuvole. Disegnale.
Solletica il Sole.
Rotolati nell’infinito tappeto azzurro.
Rovescia secchi di pioggia. Biricchinamente.
Dondolati sull’altalena Luna.
Raccogli stelle.
Vagabonda il cielo, senza indugiare. Fantasticalo.
In vita, non ne hai avuto il tempo.
Marina Paolucci

EPITAFFIO DI UN FLORICOLTORE
Porto con me una manciata di semi.
Li getterò al vento.
Fiorirò il Cielo!
Sarà un un tripudio variopinto.
Non perderti lo spettacolo!
Marina Paolucci

EPITAFFIO DI UN ASTRONOMO
Vado a trovare il Cielo e a raccoglier stelle!
Marina Paolucci

EPITAFFIO DI UN CUORE
Pensava a un per sempre che invece era morto da tempo.
Maura Marini

EPITAFFIO DELLA SOLITUDINE
Chiamare di nuovo “amore” qualcuno.
Maura Marini

EPITAFFIO DI UN UOMO CHE ERA UN VERO TESORO.
Qui giace,
nella speranza di essere ritrovato.
Mé la Tela

EPITAFFIO DI UNO CHEF CHE CUOCEVA A FUOCO LENTO
Creava cibi afrodisiaci.
Si chiamava Amore.
Michele Lopopolo

EPITAFFIO DI UN POETA
Non è morto mai.
Michele Lopopolo

EPITAFFIO DI UN SOGNATORE
Non svegliatemi. Sto sognando.
Michele Lopopolo

UN SUICIDA
Dissero che ero depresso
e che per questo mi uccisi.
Ma non è vero.
Mi uccisero gli ipocriti, i bugiardi, gli arrivisti.
Qui, nel nulla che mi avvolge,
mi è lieve la terra.
Milena Milani

EPITAFFIO DI UN SOLDATO DISPERSO IN GUERRA
Dormo sepolto in un campo di grano e mi vegliano mille papaveri rossi.
Milena Milani

EPITAFFIO DI UN AMORE IMPOSSIBILE
Amava le nuvole, ma le spiegarono che non ci si può innamorare di loro.
Comprese ben presto la differenza fra lo stare bene ed essere felice.
Allora cominciò a soffiare i suoi sogni in un pallone gonfiabile.
Fu così che volò, ma il pallone, lentamente, consumò l’aria e lei tornò a casa.
Paolo Amato

EPITAFFIO DELLA NOTTE
(Tramonto – Alba) da 5.000.000.000 anni fa a domattina.
Chiede di essere tumulata ai poli per gustare l’attesa.
Il giorno l’accontentò si fece seppellire vicino.
Un Amore breve, intenso ma inconcludente.
A ogni incontro riuscivano solo ad arrossire.
Paolo Pavanello

EPITAFFIO DI UN POETA MORTO SUICIDA
Indossò parole troppo strette.
Il cuore, soffocato, smise di battere.
Patrizia Fiori

EPITAFFIO FUTURO DELLA LUNA POETICA
Morta in suo triste mare, ora discarica senza gabbiani.
Sara Leda

EPITAFFIO DI UNA CANZONE D’AMORE
Vive ancora, in ogni vita, con cinque minuti di speranza.
Sara Leda

EPITAFFIO DI UN RELIGIOSO SILENZIO
Tacqui tutta la vita, per non fare rumore. E dove mi trovo, urlano troppo.
Sara Leda

A ME STESSO
Ho vissuto.
Come potevo, come dovevo, come volevo.
Ma ho vissuto.
Capt. Hook 2012 – Temporaneamente Assente

EPITAFFIO DI UN POETA INCOMPRESO
Qui è buio. Posso accendere le mie stelle, finalmente.
Teresa Fusco

EPITAFFIO DI UN ROMANTICO
Il mio inferno: un sonno senza sogni.
Teresa Fusco

SU UNA LAPIDE SENZA NOME
Se mi hai amato, sai chi sono.
Teresa Fusco

EPITAFFIO DI UN’IMMAGINE
Su carta lucida impressi sorrisi,
sguardi passati,
divorati dal Presente.
Wihlelmina Vagante

EPITAFFIO DELLE SPALLE
Troppe cose meravigliose avevano davanti per dar peso a quelle lasciate dietro.
Wihlelmina Vagante

EPITAFFIO DELLE LACRIME
Donna rinata felicemente depose a nutrire fiori purpurei di Speranza.
Wihlelmina Vagante

EPITAFFIO DELLA NORMALITA’
Destinata alla fossa comune delle più fantasiose e inutili invenzioni umane.?Una fossa, per forza di cose, vuota.
Wihlelmina Vagante

EPITAFFIO DI UNA PIUMA
Con l’ultimo volo s’è aggiudicata l’ala di un Angelo.
Wihlelmina Vagante

EPITAFFIO DI UN’ALTRA ME
Depongo qui la Mina immobile, oppressa, impaurita, tormentata.
Ho ripreso in mano la mia Vita
Finalmente.
Wihlelmina Vagante